Padre Pino Puglisi, trovate intatte le spoglie

16 aprile 2013 5 commenti

Puglisi Cattedrale quindici aprileSuona il carillon della Cattedrale. È sicuramente per lui. Mi trovo qui vicino. Vado a vedere. Dopo diciannove anni e quattro mesi esatti, il feretro di 3P torna nella Cattedrale di Palermo. Chi ha assistito alla riesumazione del corpo di Padre Pino Puglisi in occasione delle prossime cerimonie di beatificazione del martire palermitano ne ha potuto constatare le condizioni di incorruzione.

Dopo la riesumazione il feretro di Padre Puglisi è stato posto nella Cappella delle Reliquie, celato agli sguardi da un grande drappo rosso.

Attraverso un piccolo spiraglio ho potuto “rubare” questa foto.

Un lager chiamato Mediterraneo

19 dicembre 2012 6 commenti

LETTERA APERTA DEL SINDACO DI LAMPEDUSA

 

disegno_clandestini_N“Sono il nuovo Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa. Eletta a maggio, al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di persone annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa per me è una cosa insopportabile. Per Lampedusa è un enorme fardello di dolore.

Abbiamo dovuto chiedere aiuto attraverso la Prefettura ai Sindaci della provincia per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11 salme, perché il Comune non aveva più loculi disponibili. Ne faremo altri, ma rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?

Non riesco a comprendere come una simile tragedia possa essere considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita quotidiana l’idea, per esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio che avrebbe dovuto essere per loro l’inizio di una nuova vita. Ne sono stati salvati 76 ma erano in 115, il numero dei morti è sempre di gran lunga superiore al numero dei corpi che il mare restituisce.

Sono indignata dall’assuefazione che sembra avere contagiato tutti, sono scandalizzata dal silenzio dell’Europa che ha appena ricevuto il Nobel della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha i numeri di una vera e propria guerra. Sono sempre più convinta che la politica europea sull’immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente.

Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è tuttora l’unica possibilità di sperare, io credo che la loro morte in mare debba essere per l’Europa motivo di vergogna e disonore. In tutta questa tristissima pagina di storia che stiamo tutti scrivendo, l’unico motivo di orgoglio ce lo offrono quotidianamente gli uomini dello Stato italiano che salvano vite umane a 140 miglia da Lampedusa, mentre chi era a sole 30 miglia dai naufraghi, come è successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto accorrere con le velocissime motovedette che il nostro precedente governo ha regalato a Gheddafi, ha invece ignorato la loro richiesta di aiuto. Quelle motovedette vengono però efficacemente utilizzate per sequestrare i nostri pescherecci, anche quando pescano al di fuori delle acque territoriali libiche.Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi abitanti, con le forze preposte al soccorso e all’accoglienza, che dà dignità di esseri umane a queste persone, che dà dignità al nostro Paese e all’Europa intera.

Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza”.

Giusi Nicolini

http://www.nigrizia.com/sito/notizie_pagina.aspx?Id=8568&IdModule=1

http://fortresseurope.blogspot.com/

Dio, chi? (Tre paradossi, due domande, un dubbio)

«Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si farà; non c’è nulla di nuovo sotto il sole».
Quattro anni fa, il giorno dopo l’elezione di Obama alla casa Bianca, scrivevo l’articolo qui sopra sul raid israeliano, che aveva fatto strage di bambini a Gaza. Il giorno dopo l’elezione di Obama per il suo secondo mandato la storia si ripete. «Nulla di nuovo sotto il sole».
E io ribloggo.

Oggi

terra di nessuno

i-bambini-di-gazai bambini di Gaza

Nel giorno in cui l’«America volta pagina», ho tre paradossi morali, due domande politiche e un dubbio di fede sui bombardamenti israeliani a Gaza.

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Categorie:Zibaldone

Mistero buffo

12 novembre 2012 3 commenti

Ho deciso di prendermi un anno sabbatico dal blog, tanto qui non succede nulla di nuovo.
Non sarà bello dire “io l’avevo detto”, però che alla fine della partita lo scenario si sarebbe materializzato tra i nodi al pettine del Porcellum e lo sbranamento sacrificale di Berlusconi io lo vado dicendo da quattro anni e più, su questo stesso blog.

Leggi qui sopra (il mio articolo originale è del 22 gennaio 2010) e anche qui:

Cattolici-non-votate (28 marzo 2008)

e ancora qui:

Il grande inganno (28 aprile 2008).

Sarà per il dono profetico che mi attribuisco, sarà perché il lupo perde il pelo ma non il vizio, vale comunque la pena spingere il pulsante “reblog”.

 

terra di nessuno

Ovvero: Piccoli statisti crescono

Ma dov’è finito Berlusconi? Forse ancora dolorante, o preoccupato della non perfetta presentabilità del suo sorriso, nel giorno dell’apocolocintosi del divo Craxi, suo mentore, Silvio non si è fatto vedere.
Riappare tre giorni dopo in Parlamento come deus ex machina del processo breve, che lo renderà giudiziariamente immortale. In realtà c’è un mistero (nel senso stretto attinente alla simbologia di morte-resurrezione tipica dei culti iniziatici) da decifrare in tutto ciò. La dritta la dà il più illuminato dei politici contemporanei, il sommo sacerdote Schifani: «Craxi fu una vittima sacrificale». Leggi: «Berlusconi è una vittima sacrificale». Intendi: «Come da sempre accade, entrambi li abbiamo fatti fuori noi, con un amichevole bacio, ma la colpa ricadrà sul perfido popolo deicida, mentre noi saremo legittimati a rinnovarne la memoria e il potere salvifico».

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Parla come feisbuc

11 ottobre 2012 1 commento

Una verità che non meritiamo

 

 

  • Trattativa Stato Mafia
    Ma questo nostro Paese vuole davvero la verità?
    E, soprattutto, la merita?
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    • Geja MarçecaIsabella RamassaMarcella Scarpelli e altri 4 piace questo elemento.
    • Luciano Termini Ciao Giampiero…hai letto le prime pagine del libro di Deaglio?? Quello è un serio problema.
    • Luciano Termini o si cambia punto di vista o non capiremo mai nulla.
    • Giampiero Tre Re No, hai un link o mi fai un breve cenno?
    • Luciano Termini no..ho solo letto il libro…mi piacerebbe capire come decine di giudici abbiano potuto credere a scarantino…e perchè la Bocassini si è tirata fuori immediatamente ritenendo questo stronzo completamente inattendibile…decine di giudici. decine di pubblici ministeri. questo è il problema preliminare..perchè la verità si accerta nei processi. E questo sistema non funziona.
    • Giampiero Tre Re Il fatto è che la verità processuale è solo una verità. Uno dei tantissimi, forse infiniti punti di vista su di essa. C’è anche una verità storica, ad esempio, una verità morale ed una politica. Così la verità rischia di morire della morte delle mille qualificazioni se non ci decidiamo tutti, una volta per tutte, per la verità tutt’intera.
    • Luciano Termini …..è vero Giampiero…ma che ci piaccia o no i responsabili dei delitti si accertano con le sentenze…e con riguardo a ciò rimango sbigottito da quanto è accaduto in sede processuale. Perchè le verità si incrociano…si intersecano…e la “verità” morale e la “verità” politica non sempre meritano, in virtù delle nostre leggi, una pena. Posso schifare chiunque…ma dal punto di vista tecnico l’esistenza di una “trattativa” può non essere, di per sè, sufficiente a ritenere responsabili, penalmente, coloro che ci hanno messo mani e piedi. Sul piano politico, morale, etc. possiamo discutere, anche a lungo..e probabilmente giungeremmo a conclusioni analoghe. Ma io ti pongo una questione diversa. Per me incomprensibile. Mi piacerebbe sapere per quale ragione decine di giudici hanno creduto alle parole di scarantino fottendo gente in galera per decenni, perchè i pm hanno sostenuto l’accusa, perchè altri hanno ritenuto scarantino inattendibile fin dall’inizio,,,etc, etc. Questo è un vero problema. dopodichè possiamo crocifiggere chi vogliamo. Credo che Nino Di Matteo sostenesse l’accusa in quel processo. E che certamente egli sia una persona fuori da qualsiasi gioco di potere, sospetto etc. Ma come è possibile che DECINE di giudici abbiano dato credito alle puttanate di quel pentito? Come è possibile che la Boccassini, alla quale bruciava ancora l’anima per aver perso amici e colleghi abbia SCRITTO…guardate che questo ha un’attendibilità pari a zero???. questa è la domanda Giampiero, secondo me. Perchè i cittadini hanno il diritto di conoscere tutte le verità. Ma anche di capire perchè le verità che si propinano loro non sono tali. E perchè questo posto di merda e chi ne calpesta la terra ancora si domandi chi abbia massacrato Borsellino, Falcone, e tutti quanti.
    • Giampiero Tre Re Scusa, Luciano, tra le parole “Come è possibile” e “che la Boccassini…” manca un “visto che”, o qualcosa di simile? Perché altrimenti non mi risulta chiaro il tuo pensiero.
    • Luciano Termini Come è possibile, Giampiero, che tutto questo sistema (decine di giudici pm etc) si adatti a comode verità processuali che il sistema giudiziario finisce per avallare. questo volevo dire. Io non discuto della buona fede di chi ha accusato e di chi ha giudicato (forse). Dico soltanto che se è successo ciò di cui discutiamo qualcosa non funziona. e qualcosa di importante non funziona. Mi risulta che pm del calibro della Bocassini abbiano sostanzialmente abbandonato la pista scarantino perchè questo sembrava un folgorato sulla via di Damasco senza sapere ciò di cui parlava. Bene. Dobbiamo però prendere atto che il nostro sistema (le regole sull’attendibilità dei pentiti, la valutazione della prova etc.etc…) ha consentito che innocenti passassero anni in galera, nonostante la “Bocassini” per questa storia. Ciò che è di per sè motivo, per me, di angoscia mostruosa. Detto ciò, la ricaduta sull’opinione pubblica è rappresentata dal fatto che per venti anni abbiamo creduto a una falsa verità (processuale e storica, almeno in questo caso sembra la stessa cosa). Nessuno si è mai posto questo problema. Indagini, processi, condanne di innocenti. Oggi ricominciamo. Spero che Spatuzza dica il vero, sennò tra venti anni copio questo post e te lo rimando. Ma come è possibile che oggi non ci interroghiamo sulla mostruosità alla quale abbiamo assistito?
    • Giampiero Tre Re Sì, credo di aver capito. E condivido. Il sistema dei pentiti aveva funzionato con le Brigate Rosse ma non può funzionare con la mafia. Primo perché la ragione sociale delle BR era ideologica, mentre quella della mafia è il denaro. Poi perché le BR nascono contro lo Stato, mentre lo Stato nasce (anche) grazie alla mafia. Ma soprattutto perché le BR contestavano la classe dirigente, mentre la mafia ci fa affari. La “verità tutt’intera”… Non è solo questione di procedura penale, anche se ne è notevole parte. Anche ammesso che tutti i giudici vogliano la verità processuale, la magistratura da sola NON PUO’ raggiungerla, neanche con il sistema processuale migliore del mondo se il popolo in nome del quale giudica non è all’altezza della verità, in tutti i sensi. Temo che, in realtà, questo Paese NON VOGLIA una verità che non sopporterebbe.

Parla come feisbuc

19 settembre 2012 1 commento

teologia postmodernista dell’ebraismo

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Una celebre battuta da un film cult di Sordi, una prepotenza classista ipocritamente ammantata di motivazioni religiose, diviene compito politicamente scorretto e declinata negl’innumerevoli accenti delle parlate regionali. Il caso poco serio di un certo cattolicesimo identitario che fatica a chiudere i conti con i propri pregiudizi.
  • COMPITO ASSEGNATO A TUTTI GLI AMICI FB DA FARE ENTRO 24 ORE.
    Qui ognuno di voi ha il dovere di scrivere nel proprio dialetto stretto la seguente frase che io riporto in italo-romanesco:
    “tu sei giudeo e i tuoi antenati falegnami hanno fabbricato la croce dove hanno inchiodato nostro signore Gesù Cristo… posso essere ancora un po’ incazzato pe’ sto fatto?”
    • 2 persone piace questo elemento.

      • Antonio Margheriti Mastino ALTO SALENTO (BRINDISINO)
        Tu sinti ebbreu e l’antenati tua falegnami è nu fabbricatu la croci do è nu ppuntatu nuestru siggnori Gesùcristu… pozzu essiri ncora nu picca ncazzatu pi stu fattu?
        7 settembre alle ore 2.55 · Modificato · Mi piace · 1
      • Antonio Fumarola GALLIPOLINO [sui generis, salento medio-occidentale]: teve sinti sciutèu,li nanni toi falignàmi frabbacàra a croce addru fòe nchiuvàtu nostru signore Ggesucristu. pozzu stare ncora moi nnu picchi rreutatu ppe stu fattu?
        7 settembre alle ore 2.54 · Modificato · Mi piace · 2
      • Antonio Fumarola ps. sta traduci in tutti i dialetti u marchese nto?
        7 settembre alle ore 2.49 · Mi piace · 1
      • Giacix Oshimaru Torchia CALABRESE ( MIGLIERINESE) Tu si nu bbreu e lli fhalignami catananni tua hanu fhattu a cruce nduve hanu mpittu nuastru signure Gesù Cristu, …. puazzu essere ancora n’ugna ncazzatu ppe stu fhattu?
        7 settembre alle ore 2.50 · Mi piace · 1
      • Marino Pagano BITONTINO (Bitonto, prov. Bari)… “Tiue si nnu ebbreje e re tataranne tijue, meste d’ascje, jonne congérteute la crauce adoue jonne ‘mbaleute Gesù Crist… posséche jesse angour nu picche inguartéute pe ‘stu fatte?”
        7 settembre alle ore 2.50 · Mi piace · 2
      • Jack Candle ARETINO: Tu ssei giudeo e i tu antenati falegnami han fabbricato la croce ndo hanno ‘nchiodato nostro Signore Gesù Cristo, poss’essere ancora un pò ‘ncazzato pe sto fatto?
        BITURGENSE : tu sè giudeo e i tu antenati han fabricheto la croce nd’hanno nchiodèto nostro Signore Gesù Crishto, poss’essere ‘ncora ‘npò ‘ncazzato pe sto fatto?
      • Jack Candle Sto pezzo del marchese m’ha sempre fatto schiantare dal ridere , con l’ebreo aronne piperno,,,ahah
      • Montgomery Scott LIGURE (Levante Savonese): Ti t’è in giudeu, e i tö vexi ch’ean banchè han miss’insemme à cruxe dande han ciavö u nostru segnù Gesù Cristu… Possu aveighe ancun u belin inversu pe sta facenda?
        7 settembre alle ore 4.05 · Mi piace · 1
      • Luca Dombré Mi è concesso di dire che ancora non ho trovato un motivo convincente per avercela con gli ebrei in quanto tali prettamente riguardo la loro responsabilità di carnefici di Nostro Signore? Potrei capire per via dell’essersi fossilizzati nella cocciutaggine farisaica di non volerLo riconoscere come l’Unto, ma per via della Croce non capisco. Anche perché la logica di ciò quale sarebbe? Che, per non volere loro male per tale responsabilità, ci dovremmo augurare che non Lo avessero mai portato sulla Croce? Vade retro, Satana! Egli è venuto al mondo proprio per morire. L’auspicarsi che potesse essere andata diversamente puzza parecchio di zolfo; senza aggiungere che la mano che Lo inchiodò è quella degli uomini di ogni tempo, la mia, la vostra. P.S.: al di là della citazione di Sordi, dico pe’ davero.
        7 settembre alle ore 16.15 · Modificato · Mi piace · 1
    • Riccardo Martìn Balello VENETO-PAVANO (traduzione libera): “Tì te si un judio e i to veci gà tirà sù a croxe pà inciodare nostro Siore… poxo essare uncora inveenà pà sto fatasso?”
    • Gianbattista Pasinetti Il bergamasco non è tutto uguale: a seconda della valle ci sono differenze. Da me si dice così:
      “Te ta sè Giudeo e i to écc frèèr ià fài sö la cruus ‘ndo ià inciudaat ol nost Signuur Gesù Cristo. Pöde es amò ‘npo gnécch per chésto?”
      In ogni caso penso che quella croce l’abbiamo costruita tutti e purtroppo ne costruiamo sempre di nuove. :-/
      7 settembre alle ore 13.50 · Modificato · Mi piace · 1
    • Francesco Mastromatteo nel barese il falegname è u meste d’ascje, non c’è storia
      7 settembre alle ore 9.44 · Mi piace · 1
    • Vincenzo Scarpello SALENTINO MEDIANO: Tie sii sciudeu, e li mesci falignami avi toi ficera la Cruce addhru nchiuara nosciu Signure Gisù Cristu. Pozzu sta ‘ncora nnu picca scujunatu pe’ quistu?
    • Marco Massara Ferrari Calabrese reggino della piana (cinquefrondese): tu si n’ebreu, e l’avi toi fallignami nci ficiaru a cruci aundi crucifissaru a lu Signuri; pozzu mu sugnu ancora ‘ncazzatu pe stu fattu?
    • Riccardo Rodelli Grande Albertone: Tie sinti nnu rrabbinu, l’antenati toi hannu fattu la cruce a ddu hannu nchiuatu nostru Signore Gesù Cristu, possu essere ncazzatu pe quistu?
    • Filippo Giorgianni SICILIANO (del messinese): “Tu sì ebbreu e i tò antnati – la “e” si sente e non si sente – faliggnami ficiru a cruci unni ‘nchiudaru nostru Signuri Gesù Cristu… Pozzu essiri ancora na picca ncazzatu pi stu fattu?”
      7 settembre alle ore 12.30 · Mi piace · 2
    • Marco Mancini AQUILANO: Tu sci ebbreo, e ji falegnami antenati té fecettero la croce addò hanno ‘nchioàtu Nostru Signore Ggisù Cristu. Pozzo stà ancora nu pocu ‘ncazzatu pe quesso? (ovviamente, questa è la versione più “semplice” dal punto di vista lessicale)
      7 settembre alle ore 12.44 · Mi piace · 1
    • Michele Gaslini Lombardo occidentale: ti te set voeun di Giudee, i to pader marangoun l’hann fà la Crous in doue l’è stà incioudaa el nost Schour Gesù Crist, poeudi vess ammò ‘n cicinin inversaa per chel robb chi?
      7 settembre alle ore 22.03 · Modificato · Mi piace · 2
    • Giampiero Tre Re Attia! Jureu puru tu si’, comu ‘u Signuruzzu, ‘a Bedda Matri, u Santu Patriarca San Ciusippuzzu travagghiaturi e tutti i megghiu santi ru’ Paraddisu? Veni ‘cca, rammi ‘na vasata, ca puru iu c’i chiantavu i chiova ‘o Signuri!
      7 settembre alle ore 13.50 · Mi piace · 1
    • Matteo Scalise Tu si n’ebbreu e l’antinati tua fhalignami hannu fravicatu a cruci dove m’ppindirunu nustru signuri Gesù Cristu. Puazzu essari ancora nu pocu n’cazzatu pì stu fattu?. Dialetto calabrese centro meridionale della zona di LAMEZIA TERME (CZ).
      7 settembre alle ore 14.08 · Mi piace · 1
    • Angela Aiello Tu sci giudeu e l’antenati tua falegnami ha favricatu la croce do ha ‘nghiodatu lo Signore noshtro Gesù Crishtu… putriu esse ‘ngora ‘nmoccò ‘ngazzatu pè shtu fattu ? Dialetto marchigiano del fermano
      7 settembre alle ore 16.33 · Mi piace · 1
    • Giovanni Santucci Assisi (Umbria): “tu se’ giudeo e ‘i antenate tue ‘on fatto la croce do’ ‘onno ‘nchiodato nostro Signore Gesù Cristo. Poss’esse ‘ncora ‘npo’ ‘ncazzato pe’ sto fatto?”
      7 settembre alle ore 22.06 · Mi piace · 3
    • Michelangelo QuisutDeus Rubino Può essere pericoloso, e in alcuni casi una semplificazione quasi criminale, affermare in continuazione che gli Ebrei hanno ucciso Cristo. Ma è certo che sarebbe non solo una semplificazione, ma addirittura una falsificazione, suggerire che l’unico ebreo coinvolto fosse l’ebreo che venne ucciso.
      (G.K.Chesterton)
    • 8 settembre alle ore 1.04 · Mi piace · 1
    • Giampiero Tre Re Con tutto il rispetto per Chesterton, costui ha detto anche cose più intelligenti. “Gli ebrei hanno ucciso Gesù Cristo” non solo è proposizione semplicistica e falsa ma soprattutto antistorica, perciò in sé priva di senso. Una lettura veramente rispettosa del racconto evangelico autorizza a dire solo che Gesù fu condannato in un processo farsa per lesa maestà, sullo sfondo di lotte dottrinali tra svariate fazioni politico religiose giudaiche (farisei, sadducei, zeloti, esseni, discepoli di Giovanni, erodiani…) alle quali Gesù partecipò attivamente a capo di uno di tali gruppi. Pertanto perfino non ebrei, come Pilato, giocarono un ruolo non secondario, ed Erode, che non era ebreo ma edomita.
    • Antonio Margheriti Mastino “alle quali Gesù partecipò attivamente a capo di uno di tali gruppi.” FALSO! FALSISSIMO!
      (ma non è questo il tema dello stato fb, non cominciamo col parlare di “buoi” e poi buttarla in “cornuti”.
      8 settembre alle ore 1.20 · Mi piace · 5
    • Antonio Margheriti Mastino rilassateve ogni tanto!
      8 settembre alle ore 1.20 · Mi piace · 1
    • Michelangelo QuisutDeus Rubino però sono curioso. Quale sarebbe la fazione di Gesù?
      8 settembre alle ore 1.21 · Mi piace · 1
    • Antonio Margheriti Mastino provo ad anticiparlo: “un gruppo di skinhead”
      8 settembre alle ore 1.26 · Mi piace · 2
    • Montgomery Scott Non so perchè, ma non ce Lo vedo insieme ai 12 a bere birra cantando “Fuhrer Fuhrer” durante l’ultima cena.
      8 settembre alle ore 1.31 · Mi piace · 4
    • Michelangelo QuisutDeus Rubino …soprattutto mi è parso di capire che Gesù sia morto semplicemente perchè si è trovato nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, al centro di una banale disputa politica
      8 settembre alle ore 1.32 · Mi piace · 1
    • Antonio Margheriti Mastino No: è morto notoriamente di broncopolmonite. Poi si è svegliato: era solo una crisi catatonica (morte apparente). Siccome la cosa era imbarazzante, l’hanno fatto subito fuori e ne hanno occultato il cadavere, che se cerchi bene con gli archeologi lo ritrovi pure. Non fosse che è solo un mito e non è mai esistito. Era una leggenda metropolitana del Basso Impero, datosi che i romani allergici al lavoro s’addivertivano a cazzeggià alle terme. CREDO DI NON AVER TRALASCIATO NULLA DELLE MAGNIFICHE E PROGRESSISTE “SCOPERTE” DEL TEOLOGO “AGGIORNATO” E AL QUALE NON GLIELA FAI SOTTO IL NASO.
      8 settembre alle ore 1.42 · Mi piace · 5
    • Montgomery Scott Non erano state le scie chimiche ad ucciderlo, mentre tentava inutilmente di fermare HAARP?
      8 settembre alle ore 1.42 · Mi piace · 3
    • Francesco Mastromatteo Gesù è stato ucciso perchè una parte del popolo ebraico, capi e popolo, istigata da Satana, si è rifiutata di riconoscere in Lui il Messia, nonostante molti di loro sapessero chi fosse avendone ricevuto anche prove inconfutabili. I loro discendenti, in quanto seguaci del loro rifiuto, sono oggettivamente correi da un punto di vista morale, anche se soggettivamente ciascuno verrà giudicato a seconda della propria buona fede o meno.
      8 settembre alle ore 1.49 · Mi piace · 3
    • Francesco Mastromatteo questa dottrina però non può portare un cristiano ad odiare gli Ebrei semplicemente perchè l’odio è anticristiano e Cristo in persona li perdonò sulla croce. Ma la peggiore forma di antisemitismo sarebbe non pregare per la loro conversione
      8 settembre alle ore 1.51 · Mi piace · 5
    • Antonio Margheriti Mastino Ma la loro punizione l’hanno ricevuta: quegli ebrei lì, si estinsero 130 anni dopo la resurrezione di Cristo. Quel che venne dopo è altra cosa: è il rabbinismo, che nulla quasi c’entra con gli ebrei nei quali era nato Cristo e fra i quali aveva trovato il grosso dei suoi adepti, come pure i suoi persecutori e giustiziatori.
      8 settembre alle ore 2.03 · Mi piace · 5
    • Giorgio Tumminello Tu sì judiu e i to avi falignami ficiru na cruci unni inciuarunu u nostru Signuri Jesu Cristu…pi chistu puossu stari incazzatu ancora ora . “dialetto ibleo
    • Andrea Virga Essendo di origini miste, non conosco il dialetto.
    • Luca Armato ti sei in judeu e toi paii i lan fabbricau a crusce in cui u lan inciodau nosciu segnu jesu cristu ha su ancu arragia pe questu
    • Giampiero Tre Re Non credi tuttavia, Margheriti, che la curiosità di “Chi come Dio?”, che vorrebbe sapere quale fosse la fazione di Gesù, sia legittima e meriti d’essere soddisfatta? Una premessa di metodo, prima di rispondere: le proposizioni sulla responsabilità collettiva degli ebrei e dei loro discendenti sulla morte di Gesù sono affermazioni teologiche. Devono quindi non contraddire la testimonianza dei vangeli e in generale del Nuovo testamento anche sotto il profilo della storicità dei fatti ivi narrati. Che anche non ebrei abbiano partecipato alla morte di Gesù, non mi è stato contestato e neppure che esistesse una lotta intestina negli ambienti politico religiosi del giudaismo palestinese ai tempi di Gesù. Non credo di poter essere contestato, vangeli alla mano, se aggiungo che non tutte queste correnti, come i discepoli di Giovanni e alcune frange dei farisei, erano necessariamente ostili a Gesù.
      Gesù era a sua volta a capo di una di tali fazioni? Questo mi è stato contestato; ma ci sono parecchi passi neotestamentari che lo lasciano pensare, o meglio, autorizzano a credere che Gesù, il gruppo degli apostoli e dei discepoli apparissero alle autorità religiose del tempo come una setta o fazione tra le altre. Mi riferisco in particolare alla famosa sentenza di Gamaliele, riportata in Atti 5,35-39, in cui il più autorevole rabbino del tempo stabilisce un’analogia tra Gesù, Teuda e Giuda il Galileo, due sovversivi, questi ultimi, portatori di un messianismo di tipo politico.
      Naturalmente il discorso andrebbe ampliato, ma nessun antisemitismo si può fondare sul nuovo testamento, oltre che per il motivo, già addotto da Mastromatteo, della carità e riconciliazione universale predicate da Cristo, anzitutto perché contraddice la verità storica documentata dagli stessi vangeli.
      @Michelangelo, da un punto di vista strettamente storico Gesù non fu una vittima inconsapevole e inerme travolta dal caos politico-religioso del suo tempo, né un fanatico suicida, ma un rabbi che prese liberamente un’iniziativa e si sacrificò fino alla fine per la dottrina che annunziava, consapevole dei rischi mortali cui andava incontro e che puntualmente si concretizzarono.
      Una domanda a Mastromatteo: perché il peccato dei giudei dovrebbe trasmettersi ai loro discendenti secondo la carne e non il perdono ottenuto dal giudeo Gesù attraverso i suoi discendenti secondo la Grazia?
    • Francesco Mastromatteo non è assolutamente un discorso di “carne”, nulla potrebbe essere più estraneo rispetto al cristianesimo, che non crede certamente a tare “razziali”. Il discorso è di ordine morale e si sostanzia in questo: davanti alla venuta di Cristo, occorre schierarsi: o lo si riconosce come il Messia, o no. Un ebreo, se aderisce alla sua fede, non può che riconoscere come giusta l’uccisione di Cristo, visto dai suoi avi come uno squallido impostore che proclamandosi figlio di Dio aveva proferito la più grande bestemmia che si potesse udire in Israele. Quindi ne è moralmente correo, alla stessa stregua di un uomo che non rinnegando un crimine commesso dai suoi avi, implicitamente li giustifica. Un ebreo potrebbe dire in buona fede ” fossi vissuto allora non avrei riconosciuto Cristo come Messia, ma nemmeno lo avrei ucciso”? Sì, ma sarebbe una contraddizione, visto che per la legge del tempo, un simile atto blasfemo andava punito con la morte. O si è “garantisti” verso Cristo o si è ebrei coerenti, tertium non datur. Per cui, oggettivamente un circonciso ebreo, nella misura in cui appartiene a quella religione, va considerato moralmente correo del deicidio, ma poi, soggettivamente, verrà giudicato nel suo foro interno. Il perdono, com’è noto, non cancella la colpa, ma non ci autorizza ad odiare gli Ebrei, per i quali possiamo solo pregare, anche quando combattiamo gli effetti secolari del loro rifiuto di credere in Cristo, ovvero il suprematismo talmudico che in politica diventa sionismo razzista.
      8 settembre alle ore 19.47 · Mi piace · 1
    • Giuliano Quarto sono d’accordo in parte su quanto detto sopra. il sionismo razzista è stupido. nel mondo dello spettacolo è fortemente presente ed incide con dei gran coglioni tipo woody allen, gad lerner, moni ovadia per citarne due-tre.
      gran rispetto per il popolo di israele (soprattutto attuale) e per l’ebraismo serio.
      non dimentichiamo che il cristianesimo è nato comunque anche grazie all’ebraismo (paradossale ma così)
    • Francesco Mastromatteo c’è poi la questione posta dal Mastino, ovvero il fatto che dopo la distruzione del Tempio, e la conseguente diaspora, l’ebraismo ha perso i caratteri che lo rendevano ancora una religione mosaica, fondata sul sacrificio, per diventare un’appartenenza legalistica, fondata sul Talmud. Nei primi decenni dell’era volgare cristiani ed ebrei ancora si ritrovavano nelle sinagoghe per pregare. Nell’alto Medioevo, ancora la Chiesa teneva in una certa considerazione l’ebraismo, che era l’unica religione riconosciuta al di fuori del cristianesimo. Sinagoghe sorgevano ovunque indisturbate in Europa. L’atteggiamento di progressiva ghettizzazione è andato di pari passo con una chiusura spontanea degli Ebrei, che ha coinciso con l’abbandono della vecchia fede mosaica per la nuova talmudico-rabbinica, tant’è che alcuni Papi facevano bruciare il Talmud, com’è scritto in alcune bolle, “per tutelare l’antica fede giudaica”. Sono stati gli Ebrei, in un certo senso, a “tradire” sè stessi e le proprie origini, optando per una fede secolare basata sulla supremazia della mera discendenza carnale. Oggi infatti se si chiede a cento rabbini di definire l’ebraismo, probabilmente daranno cento risposte diverse, ma tutti concorderanno nel dire che è ebreo chi può dimostrare di essere figlio, o nipote di un’ebrea. Il legalismo talmudico ha generato il suprematismo politico-razziale sionista, che per l’ebraismo tradizionale suona come una bestemmia: solo il Messia può ripristinare il regno di Israele. Quanto più l’ebraismo tornerà alle sue radici spirituali bibiliche, tanto più potremo tornare a vederli come “fratelli maggiori”, ai quali porre la domanda evangelica: chi credete che Egli fosse?
      8 settembre alle ore 19.59 · Mi piace · 1
    • Giuliano Quarto grazie Francesco concordo su tutto. era proprio quello a cui mi riferivo
    • Francesco Mastromatteo chi ne volesse sapere di più, può cercare gli scritti di Israel Shahak, un ebreo sopravvisuto alle persecuzioni naziste, docente di chimica in Israele, che ha passato la vita a denunciare i crimini sionisti, evidenziandone le radici talmudiche: http://www.disinformazione.it/storia_ebraica.htm.

      disinformazione.it

      Storia ebraica e giudaismo di Israel Shahak
      8 settembre alle ore 20.04 · Mi piace · 1
    • Giampiero Tre Re “Un ebreo, se aderisce alla sua fede, non può che riconoscere come giusta l’uccisione di Cristo”. E’ la premessa da cui lei parte, caro Francesco Mastromatteo, che inficia tutto il suo ragionamento successivo. Basterà ricordare come moltissimi ebrei hanno riconosciuto Cristo come Figlio di Dio partendo proprio dal mirabile compimento che la parola, la morte e resurrezione di Cristo realizza dell’ebraismo. Mi limito a citare S. Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, proclamata santa da Giovanni Paolo II nel 1998, ebrea convertita senza mai sentirsi costretta a rinunciare al proprio ebraismo. Certo non fu facile: anche lei passò per il camino.
      Prevengo la possibile obiezione che anche i santi possono sbagliarsi, ricordando che le Scritture, invece, sono infallibili. E allora citerei Matteo 5,18 ma ancora più appropriatamente la figura di Giovanni il Battista, campione dell’ebraismo veterotestamentario, il primo a riconoscere in Gesù l’agnello di Dio, o la Trasfigurazione (Mt 17,13) in cui i fondatori dell’ebraismo, Mosè ed Elia, conversano con Gesù “della sua imminente dipartita a Gerusalemme” (Lc 9,31). Del resto la descrizione che ci vien data di Gesù nei Vangeli e la lettura di ogni buon ebreo libero da pregiudizi è quella che riconosce in Gesù un rabbi e un fratello giudeo osservante (Gv 8,46). Se fosse vera la sua premessa, Francesco, si arriverebbe all’assurdo che Gesù stesso dovrebbe avere approvato la propria condanna. La condanna di Gesù non fu dovuta come lei è costretto a concludere, dalla falsità della religione di Caifa, ma dalla sua (di Caifa) personale malafede e dalla manipolazione del processo. O dobbiamo sostenere che Hanna e Caifa fossero veri ebrei e d’Arimatea e Nicodemo no? Infatti, anche in seno all’élite dell’ebraismo, il Sinedrio, non mancò chi difese Gesù.
      Lei stesso, caro Francesco, ricorda che in tutto il Medioevo per la Chiesa l’ebraismo era “l’unica religione riconosciuta al di fuori del cristianesimo”. Ma ciò è in aperta contraddizione con la sua premessa (se n’è accorto?).
      Ma forse lei vuole dire che se un ebreo aderisce al giudaismo talmudico-rabbinico allora non può che riconoscere come giusta l’uccisione di Cristo? Ma che c’entra allora l’antisemitismo con l’accusa di deicidio e la discendenza e gli avi ecc. visto che tra la condanna di Gesù e la stesura scritta del nucleo più antico del talmud passano duecento anni? Di fatto non si fa menzione del Talmud nei vangeli e non è in nome del Talmud che Gesù fu condannato.
      Se il discorso, come lei stesso dice, Francesco, ” è di ordine morale” allora parliamo comunque di un giudizio su scelte personali, non di una religione come tale. Infatti, continua lei, questo discorso si “sostanzia nello schierarsi pro o contro Cristo”. Ma l’antisemitismo colpisce gli ebrei in quanto collettività, non come singoli, anche chi questa scelta personale formalmente contro Cristo non l’ha fatta.
      Ancora: nel secondo dei suoi ultimi due commenti lei si riallaccia ad un’affermazione erronea di Mastino, il quale sostiene, a detta sua, Francesco, che dopo la diaspora “l’ebraismo ha perso i caratteri che lo rendevano ancora una religione mosaica, fondata sul sacrificio”. In realtà, conseguente alla distruzione di Gerusalemme nel 70 è la fine del culto del tempio, non delle liturgie familiari, pure di tipo sacrificale, che sono quelle che propriamente risalgono a Mosè, ed ancor prima ai patriarchi. Ne consegue che il sacrificio di Cristo sulla croce ha abrogato il tempio, non la religione ebraica e tanto meno la Torah. Tant’è vero che sia la liturgia familiare dell’offerta del pane e del vino che le Sacre Scritture sopravvivono nella prassi liturgica trasmessa da Cristo agli apostoli fino ai nostri giorni.
      Infine: l’argomento teologico insormontabile contro qualsiasi antisemitismo o razzismo di ogni risma e tipo è che nessuna potenza o volontà mondana di peccato può prevalere sulla divina volontà di perdono universale, manifestata nella morte e resurrezione di Cristo: “Non c’è più né giudeo né greco”. Solo Cristo.
      Un abbraccio. Giampiero.
    • Francesco Mastromatteo non capisco come si possa considerare ebreo uno che si è convertito… gli apostoli, Maria Vergine, Teresa Benedetta della Croce hanno smesso di essere ebrei, sono diventati cristiani… e trovo veramente assurdo tirare in ballo lo spettro dell’antisemitismo in un discorso teologico, visto che è antisemita chi attribuisce determinati caratteri negativi a una presunta razza ebraica, un discorso che non c’entra nulla con la religione (a parte che il termine è improprio, visto che semiti sono anche gli arabi). Sul resto le rispondo domani
      9 settembre alle ore 2.28 · Modificato · Mi piace · 1
    • Francesco Mastromatteo “Un ebreo, se aderisce alla sua fede, non può che riconoscere come giusta l’uccisione di Cristo”. E’ la premessa da cui lei parte, caro Francesco Mastromatteo, che inficia tutto il suo ragionamento successivo. Basterà ricordare come moltissimi ebrei hanno riconosciuto Cristo come Figlio di Dio partendo proprio dal mirabile compimento che la parola, la morte e resurrezione di Cristo realizza dell’ebraismo. Mi limito a citare S. Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, proclamata santa da Giovanni Paolo II nel 1998, ebrea convertita senza mai sentirsi costretta a rinunciare al proprio ebraismo. Certo non fu facile: anche lei passò per il camino.”Come dicevo ieri c’è una bella differenza tra un ebreo che riconosce Cristo e uno che non lo fa… i santi che si sono convertiti, hanno abbandonato i rami ormai secchi dell’ebraismo per innestarsi sull’albero della rivelazione definitiva compiuta con il Nuovo Testamento. Se poi lei pensa che un ebreo si possa salvare a prescindere dalla sua adesione a Cristo, solo sulla base della sua circoncisione, allora mi chiedo che differenza ci sia nell’essere ebrei e cattolici, e che necessità ci sia di convertirsi…“Prevengo la possibile obiezione che anche i santi possono sbagliarsi, ricordando che le Scritture, invece, sono infallibili. E allora citerei Matteo 5,18 ma ancora più appropriatamente la figura di Giovanni il Battista, campione dell’ebraismo veterotestamentario, il primo a riconoscere in Gesù l’agnello di Dio, o la Trasfigurazione (Mt 17,13) in cui i fondatori dell’ebraismo, Mosè ed Elia, conversano con Gesù “della sua imminente dipartita a Gerusalemme” (Lc 9,31). Del resto la descrizione che ci vien data di Gesù nei Vangeli e la lettura di ogni buon ebreo libero da pregiudizi è quella che riconosce in Gesù un rabbi e un fratello giudeo osservante (Gv 8,46). Se fosse vera la sua premessa, Francesco, si arriverebbe all’assurdo che Gesù stesso dovrebbe avere approvato la propria condanna. La condanna di Gesù non fu dovuta come lei è costretto a concludere, dalla falsità della religione di Caifa, ma dalla sua (di Caifa) personale malafede e dalla manipolazione del processo. O dobbiamo sostenere che Hanna e Caifa fossero veri ebrei e d’Arimatea e Nicodemo no? Infatti, anche in seno all’élite dell’ebraismo, il Sinedrio, non mancò chi difese Gesù.”Argomentazione assurda, per il discorso che facevo prima: Giovanni Battista, i Patriarchi liberati da Cristo nella sua discesa agli inferi, gli apostoli e tutti i seguaci di Gesù hanno creduto alla sua messianicità, gli altri no. Lei la vede la differenza o è la stessa cosa credere o non credere che Gesù sia il Messia?“Lei stesso, caro Francesco, ricorda che in tutto il Medioevo per la Chiesa l’ebraismo era “l’unica religione riconosciuta al di fuori del cristianesimo”. Ma ciò è in aperta contraddizione con la sua premessa (se n’è accorto?)”Non c’è contraddizione, per il motivo che il giudaismo talmudico si è costruito nei secoli e ci ha messo del tempo per soppiantare l’antico ebraismo mosaico, per la quale la Chiesa ha sempre mostato rispetto, pur nel rifiuto di riconoscere Cristo come Messia.“Ma forse lei vuole dire che se un ebreo aderisce al giudaismo talmudico-rabbinico allora non può che riconoscere come giusta l’uccisione di Cristo? Ma che c’entra allora l’antisemitismo con l’accusa di deicidio e la discendenza e gli avi ecc. visto che tra la condanna di Gesù e la stesura scritta del nucleo più antico del talmud passano duecento anni? Di fatto non si fa menzione del Talmud nei vangeli e non è in nome del Talmud che Gesù fu condannato.”
      Io mi chiedo cosa c’entri l’antisemitismo con questo ragionamento: qui nessuno è antisemita e anzi ho detto che l’antisemitismo (sarebbe meglio dire antigiudaismo razziale) è intrinsecamente anticristiano.“Se il discorso, come lei stesso dice, Francesco, ” è di ordine morale” allora parliamo comunque di un giudizio su scelte personali, non di una religione come tale. Infatti, continua lei, questo discorso si “sostanzia nello schierarsi pro o contro Cristo”. Ma l’antisemitismo colpisce gli ebrei in quanto collettività, non come singoli, anche chi questa scelta personale formalmente contro Cristo non l’ha fatta.”Non lo metto in dubbio, ma ripeto, cosa c’entra l’antisemitismo con questo discorso teologico?“Ancora: nel secondo dei suoi ultimi due commenti lei si riallaccia ad un’affermazione erronea di Mastino, il quale sostiene, a detta sua, Francesco, che dopo la diaspora “l’ebraismo ha perso i caratteri che lo rendevano ancora una religione mosaica, fondata sul sacrificio”. In realtà, conseguente alla distruzione di Gerusalemme nel 70 è la fine del culto del tempio, non delle liturgie familiari, pure di tipo sacrificale, che sono quelle che propriamente risalgono a Mosè, ed ancor prima ai patriarchi. Ne consegue che il sacrificio di Cristo sulla croce ha abrogato il tempio, non la religione ebraica e tanto meno la Torah. Tant’è vero che sia la liturgia familiare dell’offerta del pane e del vino che le Sacre Scritture sopravvivono nella prassi liturgica trasmessa da Cristo agli apostoli fino ai nostri giorni.”
      La venuta di Cristo, mi spiace contraddirla, ha abrogato eccome la religione ebraica. Altrimenti mi spieghi come mai noi non pratichiamo più quei riti, tipo la Pasqua veterotestamentaria. Il Sacrificio della Messa, che ripete quello del Calvario, che c’entra con le pratiche che gli Ebrei compiono ancora oggi, evidentemente non credendo a quel Sacrificio? Ancora una volta sembra che per lei credere o non credere in Cristo sia un optional superfluo… invece è uno spartiacque che divide come un abisso chi ancora resta attaccato alla pianta ormai secca dell’ebraismo e chi invece crede a Gesù Cristo
      “Infine: l’argomento teologico insormontabile contro qualsiasi antisemitismo o razzismo di ogni risma e tipo è che nessuna potenza o volontà mondana di peccato può prevalere sulla divina volontà di perdono universale, manifestata nella morte e resurrezione di Cristo: “Non c’è più né giudeo né greco”. Solo Cristo.
      Un abbraccio. Giampiero.”Qui è lei a contraddirsi: se “non c’è più giudeo” allora la religione ebraica non ha più senso, no? Esistono solo cristiani, il nuovo Israele è la Chiesa… e ancora una volta: cosa c’entra l’antisemitismo – che nessuno qui propugna – con questo discorso?
      9 settembre alle ore 16.03 · Modificato · Mi piace · 1
    • Giampiero Tre Re La prego di notare, caro Francesco, che il primo a usare la parola “antisemitismo” è stato proprio lei, nel commento dell’8 settembre alle ore 1:51. Nel post delle 19:47 del medesimo giorno lei si è espresso testualmente come segue:
      “oggettivamente un circonciso ebreo, nella misura in cui appartiene a quella religione, va considerato moralmente correo del deicidio”.
      Naturalmente lei può sostenere che una frase del genere non sia antisemita, sebbene rientri nelle definizioni comunemente accettate di “antisemitismo religioso” o antigiudaismo, perché, come lei ci ha spiegato, “antisemitismo” è solo quello a sfondo razziale, e che la proposizione sopra riportata va letta come asserto teologico.
      Io accetto questa sua linea di difesa, perché sono in grado di dimostrarla falsa proprio sotto il profilo teologico, oltre che storico, morale (come ho già fatto) e perfino logico (se un ebreo non crede che Gesù sia Dio come può moralmente essere accusato di “deicidio” mancandone la piena avvertenza?).
      “Non c’è più giudeo né greco” è frase paolina che non è da intendere né nel senso che non esiste più la stirpe di Giuda (la quale, com’è noto, unica tra gli israeliti, esiste tuttora, mentre, semmai, non esistono più “quei” greci cui si riferisce Paolo); né che la religione ebraica sarebbe stata abrogata (solo alcuni riti, come il culto centralizzato, il Tempio e singole norme di purità lo sono state; il culto sinogogale, i riti familiari, le feste, le Scritture perdurano tuttora). La frase va intesa nel senso che, con la morte di Cristo, Dio non fa più differenza tra ebrei e non, in ordine alla possibilità di salvarsi. Quindi, nessuna contraddizione da parte mia. Che c’entra l’antisemitismo con la teologia?, lei mi chiede. C’entra, e molto, perché l’ebraismo è sì una religione, ma anche, ed inscindibilmente, una nazione. Parlando dei Giudei è teologicamente impossibile separare tale discorso dal suo radicamento storico secondo una ben precisa genealogia. L’ebraismo e il cristianesimo sono religioni storiche, il che significa che, prima d’essere dottrine teologiche, queste due religioni sono un’esperienza di Dio. Che il cristianesimo più che una religione è un evento significa anzitutto che la Resurrezione è un fatto realmente accaduto, ma anche che Cristo stesso ha un passato, una precisa identità culturale, una tradizione morale e di valori entro cui storicamente crebbe la sua autocoscienza divina. Questa storia è però una storia della salvezza. Per questo la storia d’Israele appare allo sguardo teologico in forma prolettica: le svolte fondamentali dell’avanzamento storico del popolo di Dio, il significato e i motivi delle sue stesse origini nel tempo si trovano in una “promessa”, in un intervento divino collocato nell’indisponibilità di un orizzonte futuro. Non solo Israele è la prova vivente dell’esistenza di Dio, ma la sola ragione dell’esistenza degli ebrei è che da loro doveva uscire il Salvatore secondo la carne. E’ per riguardo a questo Figlio eletto della stirpe di Giuda, che Dio manterrà fino alla fine dei tempi la promessa fatta ad Abramo: una discendenza senza fine, anche secondo la carne. Ed è questo il modo proprio del popolo ebraico d’essere ordinato a Cristo e la funzione storica che continua tuttora a svolgere nell’economia salvifica. Riconosco che l’affermazione da lei fatta a proposito del giudaismo talmudico come sviamento dalla genuina fede mosaica conseguente al mancato riconoscimento del suo vero compimento in Cristo può essere un’ipotesi teologica che si può vagliare. Ma non è questo il nocciolo del nostro dialogo. Il giudaismo talmudico è una corrente, una confessione, una parentesi storica, un fatto contingente nell’ebraismo, ma, soprattutto ad uno sguardo cristiano, non ne esaurisce l’essenza, che è quella di cui s’è detto.Veniamo allora al vero motore delle obiezioni che lei mi rivolge: lei mi chiede con insistenza se io veda o no la differenza tra credere o no che Gesù sia il Messia. Naturalmente sì. Ma sostenere, caro Francesco, che la sua proposizione: “Un ebreo, se aderisce alla sua fede, non può che riconoscere come giusta l’uccisione di Cristo” sia falsa, non implica affatto, come lei mi attribuisce, concludere che credere o no nel messianismo di Cristo sia indifferente per la salvezza. Così come il fatto che il Battista, i santi profeti i Patriarchi abbiano creduto a Cristo disceso agli inferi non suppone affatto la loro abiura dell’ebraismo o addirittura che l’ebraismo sia falso o contenga errori che obblighino chi lo abbraccia di rifiutare la dignità messianica di Gesù. Molte prove scritturistiche possono essere portate, a partire da Gesù stesso: “Non sono venuto ad abrogare la legge, ma a compierla”, “ogni scriba divenuto discepolo del Regno dei Cieli è simile ad un padrone di casa che trae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”…
      Paolo si proclama ebreo della tribù di Beniamino, Pietro, invece, in ciò rimproverato da Paolo, evita di frequentare i cristiani ellenistici, per non esporsi alle critiche dei giudeo-cristiani di non osservare le norme rituali ebraiche di purità (prova del fatto che quest’ultimo gruppo ecclesiale continuava ad osservarle, senza che Pietro trovasse nulla da ridire). Al concilio di Gerusalemme ai cristiani ellenistici non viene imposta la circoncisione, segno che i giudeo-cristiani continuavano a ritenerla obbligatoria, almeno per sé stessi.
      Potremmo continuare così, con interi libri del Nuovo Testamento, come la Lettera agli Ebrei o l’Apocalisse, chiaramente di ambiente giudeo-cristiano. La religione ebraica, essendo rivelata, per noi cristiani, non può contenere errori. I santi dell’Antica Alleanza e i santi giudeo cristiani, semmai, TRASCESERO le proprie credenze ebraiche, ma certamente non dovettero rinunziare ad esse neppure per una virgola, un iota o un apice.
      “Signore, cos’ha trovato chi ti ha perduto? E cosa ha perduto chi ti ha trovato?”
    • Antonio Margheriti Mastino e che è la Treccani!
    • Giampiero Tre Re Solo Domini… cani.
    • Carlo Andrea Corsini te ti un giudeo,i tu antené falegnam ian fat la crous inveta alla quel ian inciudè noster Sgnour Gesù Crest…posia esser anc un poc incazzé per ste fat?
      10 settembre alle ore 2.02 · Mi piace · 1
    • Carlo Andrea Corsini bassa Bolognese
    • Paolo Balduini PIACENTINO-CASTELLANO: Ti t’è un giudè e i to vech, maringon, ian fat la crus dua ian inciudè al Signur! Pos es ancura un po’ icasè par ‘sta roba?
      10 settembre alle ore 2.05 · Mi piace · 1
    • Claudio Gabbi A t’se un giudeo e i to antenè marangon ian fabrichèe la cros in do ian incioldèe al noster Sgnor Gesù Crist. Posia eser ancora un pòo instisèe per col fat che 😉

Parla come feisbuc

1 settembre 2012 4 commenti

Menti raffinatissime

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Alla fine lo scoop non c’è. Le carte che, secondo il settimanale Panorama, il presidente Napolitano starebbe nascondendo, praticamente non esistono. Ma L’obbiettivo è raggiunto, comunque vada: o il paziente lavoro di ricostruzione degli accordi tra Stato e mafia nel ’92 è screditato come delirio di una combutta di sovversivi, oppure l’eversore è lo stesso Presidente della Repubblica, come ha detto l’Onorevole dell’IdV Sonia Alfano. Oppure entrambe le cose insieme.
«Menti raffinatissime» disse Falcone a proposito del ritrovamento di un borsone pieno di tritolo, abbandonato senza detonatore sulla spiaggia antistante la sua casa all’Addaura, sul mare di Mondello. Infatti non mancò, all’epoca, chi insinuasse che il finto attentato fosse opera dello stesso Falcone.
«Menti raffinatissime», ha ripetuto oggi il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Ecco, lo scoop di Panorama è così, una bomba senza innesco, tanto più distruttiva proprio perché non può scoppiare.
Antonio Ingroia sarebbe un ottimo governatore per la Sicilia, una delle poche figure su cui non si posa neppure l’ombra del sospetto di possibili connivenze mafiose. Ma come può oggi Ingroia accettare la candidatura offertagli dall’IdV dopo i furibondi attacchi di Di Pietro al Quirinale a proposito del conflitto di attribuzione?
«Menti raffinatissime», appunto.

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Isabella Ramassa ha condiviso la foto di ControCopertina.
17 luglio

On. Sonia Alfano: “Occorre difendere la democrazia dal golpismo di Napolitano. L’attacco alla magistratura è un attentato alla Costituzione”.

Giampiero Tre Re Non condivido. «Una società che non ha separazione di poteri non ha Costituzione» (Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 1789, art. 16). Un conto è la dialettica democratica spinta fino a chiedere un completo rinnovo della classe politica, un altro lo sfascio delle istituzioni. «La classe politica è corrotta, ma d’altra parte non può governare la magistratura» (G. Andreotti, nel film Il divo, di P. Sorrentino).
17 luglio alle ore 23.09 · Modificato · Mi piace

Isabella Ramassa Ma a questo proposito, Giampiero Tre Re, cosa ne pensi dell’opinione della sorella di Borsellino?

Trattativa, Rita Borsellino: “La mossa del Colle è uno schiaffo a me e all’Italia” – Il Fatto Quotidiano
http://www.ilfattoquotidiano.it
Mi sento schiaffeggiata da questa notizia”. Rita Borsellino, sorella di Paolo, europarlamentare, ripete queste sei parole seduta nella sua casa al mare, a Trabia, dove il pomeriggio del 19 luglio…

19 luglio alle ore 10.21 · Mi piace ·

Giampiero Tre Re Penso la stessa cosa. Anche a proposito di Grillo, Di Pietro, Il Giornale, Libero e Il Fatto Quotidiano e tutta la variopinta compagnia che troviamo su questa linea nella vicenda in questione. Il principio da cui partire, secondo me, è questo: distinguere politica ed Istituzioni. La politica è un discorso, le Istituzioni la sintassi che lo rende articolabile. Napolitano, pur criticabilissimo, ha solo rimesso la questione alle istituzioni preposte dalla Costituzione. Si deve solo attendere serenamente il pronunciamento di quest’ultima. Perciò credo che personaggi come la Alfano e la Borsellino, agendo e parlando come hanno detto e fatto diano ragione all’accusa spesso loro rivolta di essere in pista per meriti altrui, ma di avere in realtà pochissimo senso dello Stato.
22 luglio alle ore 15.50 ·

Parla come feisbuc

31 luglio 2012 2 commenti

Cattolici di destra

 

 

 
 
Ma i cattolici di destra sono più “cattolici” o più “di destra”? Mi si dirà: ma che significa “di destra”? Proprio qui è l’arcano. Anche se essere di destra non significa praticamente quasi niente, sembra che, dicendosi “cattolici” molti intendano proclamare in prima istanza la propria fedeltà ad una certa narrazione identitaria più che alla fede soprannaturale. A quest’ultima è riservato, tutt’al più, un secondo grado di giudizio, un giudizio cartolare. D’appello.

Il dibattito riportato qui di seguito si è svolto su Facebook nei giorni scorsi. Il pre-testo, un video di don Giorgio De Capitani (riportato qui sopra), postato da un blogger sulla bacheca di Antonio Margheriti Mastino, giovane scrittore cattolico, webmaster di Papalepapale di cui ospitiamo alcuni scritti nella Biblioteca di Terra di Nessuno.

 

 

  • Sono masochista, ma non riesco a smettere di guardare i video di questo personaggio, mi incuriosisce, è da studiare, è il delirio di uno psicopatico. Questo video è uno tra i tanti, avevo letto l’articolo di Papalepapale ma sentirlo personalmente è un’altra cosa
    AUTO-INTERVISTA di don Giorgio: video/4.MPG

    http://www.youtube.com

    In questo quarto video dell’auto-intervista don Giorgio spiega perché è un prete “politico”, perché è di sinistra, e di quale sinistra, perché non rifiuta di…
    Mi piace ·  · Non seguire più il post · Condividi
    • Marina Dionisi piace questo elemento.
      • Giampiero Tre Re Non trovo nulla in quest’uomo che meriti una diagnosi tanto infausta; né, almeno a giudicare da questo solo documento, alcunché in grado di soddisfare qualsiasi seppur blanda pulsione autolesionistica.

        sabato alle 20.24 · Modificato · Mi piace
      • Claudio Ottonello Non era mia intenzione stilare un referto medico. Ho postato questo video, tra i tanti nel suo canale, solo perchè qui si definisce con orgoglio di sinistra, comunista e ateo, e se questo forse non è sufficiente a diagnosticargli un disturbo della mente (ma è opinabile…) lo è di sicuro per quello di complicata riconducibilità alla retta dottrina cattolica.

        sabato alle 21.49 · Mi piace
      • Antonio Margheriti Mastino Ah mò ha aggiunto pure “ateo”. Dallo spiritismo conciliare all’alcolismo direttamente è passato. Fortuna che ormai sono ennesimi personaggi del grande zelig italiano, e per questo li considerano. Come dice il mio vecchio maestro dirigente del Pci, non serve attaccare il clero, neppure riderne: è diventato noioso nel suo delirio”.

        sabato alle 22.17 · Modificato · Mi piace · 2
      • Claudio Ottonello Ci sono video in cui si scaglia contro i cattolici che hanno attaccato lo spettacolo di Castellucci o liquida come ridicole falsità le apparizioni mariane, addirittura ritiene prive di senso le confessioni private, e via di omelie assolutamente deliranti o semplicemente eretiche. Uno schifo totale.

        sabato alle 22.22 · Mi piace · 3
      • Antonio Margheriti Mastino Si ma è una vecchissima conoscenza. Non mi riveli nulla di nuovo. E’ innocuo, ha problemi di narcisismo delirante… senza contare qualche problemuccio giudiziario imbarazzante sul quale stendiamo un velo pietoso. Sarebbe bene non perdere tempo oltre dietro questi personaggi e occuparsi di ciò che conta e quello diffondere. L’annuncio cristiano avviene concentrandosi sull’essenziale, non convinci certo la gente denunciando sta roba. E’ solo, nessuno gli sta dietro, lasciatelo segarsi mentalmente dietro la web in santa pace.

        sabato alle 22.46 · Modificato · Mi piace · 1
      • Claudio Ottonello Don Giorgio De Càpitati. No dai poverino, queste battute non danno nemmeno soddisfazione

        sabato alle 22.42 · Mi piace
      • Salvatore Cammisuli All’interno del clero ce ne sono molti poveracci come lui, ultimi relitti della follia di qualche decennio fa. Per fortuna, essendo tutti molto anziani…

        domenica alle 8.10 · Mi piace
      • Giampiero Tre Re La nostra religione giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato?
        Chi dice “pazzo” al suo fratello sarà sottoposto a giudizio.
        Se dice male, dimostratelo. Se dice bene, perché lo insultate?

        domenica alle 13.57 · Mi piace
      • Antonio Margheriti Mastino Lo abbiamo ascoltato, riascoltato, sappiamo a memoria quel che dice: è malato pazzo e anche cretino. E questo è tutto!

        domenica alle 14.20 · Mi piace · 1
      • Antonio Margheriti Mastino Per il resto mi occupo d’altro che di trovare attenuanti o aggravanti a degli psicotici.

        domenica alle 14.22 · Mi piace
      • Giampiero Tre Re

        Claudio Ottonello, ti dici “sicuro” (mi permetto la forma confidenziale, vista la tua giovane età) della “complicata riconducibilità alla retta dottrina cattolica” di quest’uomo, ma non fornisci nessuna prova, non citi nessuna autorità, non argomenti questa accusa. Ti fornisco io qualche precedente. Basta dire “sono di sinistra e comunista” per meritare il fuoco della Geenna? Allora manderesti all’inferno tutt’intera la comunità primitiva di Gerusalemme, compreso Pietro e San Luca che ne esalta la prassi della comunanza dei beni: “da ciascuno secondo le sue possibilità a ciascuno secondo il suo bisogno”? Salvatore Cammisuli, ne sono rimasti molti di poveracci di tal sorta, o davvero troppo, troppo pochi? O ciò che scandalizza di più anche chi si proclama profeta, è la sua proclamazione di ateismo, caro Antonio Margheriti Mastino? Molti gloriosi martiri romani come Flavio Clemente e la moglie Flavia Domitilla morirono con l’accusa di ateismo.
        domenica alle 14.30 · Mi piace
      • Antonio Margheriti Mastino

        Giampiero smettiamola con la leggenda metropolitana ottocentesca del Gesù primo socialista e gli apostoli primi comunisti. Smettiamola di far finta di non sapere che il marxismo non si riduce al “a ciascuno secondo i suoi bisogni” e di far finta di non aver conosciuto i suoi risultati pratici, smettiamo di ridurre il bisogno dell’uomo a questioni solo materiali, e di non conoscere il significato profondo della parabola del grano e della zizzania come metafora delle aspirazioni fallaci alla “società perfetta” in terra. Smettiamo soprattutto di far finta di non capire che il “comunista” odierno, come questo marxista immaginario di Capitani, non si rifà a Marx ma all’agenda pura e dura del radical-chic. Uno che ha negato tutti i dogmi a uno a uno, che ha smentito tutta la infallibile dottrina morale della chiesa, che ha augurato la morte di Berlusconi, che è pro aborto, pro divorzio, pro matrimoni gay e la promiscuità sessuale, che mette in dubbio la presenza reale, che nega tutto il magistero sociale della chiesa e in finale spara pure che tutto sommato è “ateo”, ebbene, dopo questa lista da colonna infame, mi pare ce ne sia abbastanza per chiudere qua il discorso. Magari tutto questo zelo e questa energia, caro Giampiero, certa gente li impiegasse a a diffondere la sostanza del bimillenario magistero della Chiesa. Purtroppo non c’è niente da fare: da quella parte non se ne ricava niente, oltre il tafazzismo. Ma pure questo Cristo lo aveva predetto…
        domenica alle 14.43 · Modificato · Mi piace · 5
      • Antonio Margheriti Mastino Tutto il resto sono chiacchiere. E ripeto: gradirei che si chiudesse qui il discorso. E che, oltretutto, non mi si postassero queste porcherie ancora sul mio fb. Che sono una perdita di tempo preziosi. Come disse Pappalardo: “Mentre Roma discute, Sagunto è espugnata”.

        domenica alle 14.41 · Mi piace
      • Salvatore Cammisuli Aggiungo una nota di colore: se fossi il suo vescovo lo prenderei a pedate nel sedere (in senso letterale).

        domenica alle 15.41 · Mi piace
      • Giampiero Tre Re

        Antonio, Certo che Gesù non era socialista, ma nemmeno cattolico… Ma, ad ascoltare bene, il “comunismo” e l'”ateismo” di cui parla quell’uomo non sono quelli di Marx, ma proprio quelli di cui si dice in Atti 2,44s e in Diogneto II, 6 e V,7. Non ho sentito altri documenti di questo don Giorgio, non posso dire in coscienza nulla sugli altri capi d’accusa (aborto, divorzio, gay ecc.) che gli imputi. Ma se anche su quelli i giudizi sono sommari, come vedo nel caso presente, allora, sì, sono d’accordo con te, queste accuse sono solo chiacchiere e non meritano la nostra attenzione. La casa brucia ed urgono gravi questioni, come Green Hill, l’assalto dei donatisti alla cittadella cattolica e l’ignoranza della zia abbadessa. Meglio svestire i nostri panni da incendiari e indossare quelli da pompieri.
        domenica alle 16.04 · Modificato · Mi piace
      • Salvatore Cammisuli Si riferisce a Green Hill nel senso che la questione grave è la sperimentazione sugli animali o il culto degli animali di chi vi si oppone?

        domenica alle 15.46 · Mi piace · 1
      • Giampiero Tre Re Ad entrambi gli aspetti, caro Salvatore; nel senso che il giudizio morale di illiceità sulla vivisezione è scontato e che per opporvisi non è affatto necessario idolatrare i cani, basta avere un briciolo di buon senso.

        domenica alle 15.58 · Modificato · Mi piace
      • Salvatore Cammisuli

        Suvvia, professore, non dica certe cose! Con tutti i cristiani che vengono trucidati il problema è la sperimentazione sugli animali? (Tra i problemi urgenti non nomina la legalizzazione dell’aborto e i matrimoni tra sodomiti, temo che sia a favore di queste cose). Dice che Cristo non era cattolico; vede un prete che si professa di estrema sinistra e classista e tenta di difenderlo in nome di Luca e della Lettera a Diogneto… temo che il troppo studio l’abbia portata un po’ lontano dalla realtà: “Paule, multae te litterae ad insaniam convertunt!”. Se il Cristianesimo fosse quello che dite voi, l’avrei lasciato da tempo.
        domenica alle 16.11 · Mi piace
      • Antonio Margheriti Mastino

        Salvatore, come dice Messori, a me così caro (ma non lo dice solo lui, l’intera storia cattolica lo grida): il cattolicesimo è un et-et non un aut-aut, proprio dei protestanti. Il dolore per il martirio dei cristiani in Africa non è in contraddizione con l’apprensione per le gratuite atrocità sugli animali, almeno per rispetto alla loro anima sensibile, visto che sono sprovvisti di quella soprannaturale. Tutto si tiene. Quando però il “dolore” per gli animali diventa ideologia, allora non ci siamo più, perchè l’uomo -a sentire gli animalisti- è il “male e il cancro” del creato, mentre l’animale ne deve essere l’emblema più alto, perchè “superiore e migliore dell’uomo”. L’amore per l’animale che diventa odio per l’uomo, a cui è contrapposto, è una bestemmia non solo contro l’ordine del creato… ma contro Dio stesso. Non è un caso che Hitler, Himmler, von Ribbentrop, Goering… erano tutti attivi animalisti e contrari alle sperimentazioni sugli animali, per i quali fecero apposite leggi. Poi ne fecero altre nelle quali era prevista la sperimentazione sugli uomini di “razza inferiore”: magari ebrei,malati, anziani, handicappati.
        domenica alle 16.35 · Mi piace · 3
      • Giampiero Tre Re ‎”Chi non odia suo padre e sua madre e persino la sua stessa vita non è degno di me”; “Chi mette mano all’aratro e poi si volta indietro non è degno di me”; “Non potete servire Dio e mammona”; “Due saranno nei campi, uno preso e l’altro lasciato”; “Chi non è con me è contro di me”. Sono tutti esempi di aut aut evangelici.

        domenica alle 21.43 · Mi piace
      • Giampiero Tre Re

        Caro Cammisuli, permettimi di farti notare che ho detto che il problema della sperimentazione degli animali NON è una priorità; bensì un problema banale, per le ragioni già esposte, a cui tuttavia Mastino attende più che ad altri (per esempio quello da te proposto in questo forum). Mi fai troppo onore, Salvatore, citandomi Atti 26,24: la follia di Paolo è la stessa di Cristo. Ma temo l’abbia fatto distrattamente, come irrimediabilmente distratta si dimostra dai tuoi commenti tutta la tua lettura di questi colloqui. Quanto alla frase: “Se il Cristianesimo fosse, ecc.”, permettimi, chi ha detto cosa del cristianesimo? E tu, tu che ne dici, cos’è per te il cristianesimo? Non voglio una risposta per me, ma per te. Dopo di che, solo dopo, potrai decidere se restare o andartene.
        domenica alle 22.06 · Mi piace
      • Antonio Margheriti Mastino

        Aut-aut una mazza. L’adesione a Cristo contempla in sè tutto e il cattolicesimo “vuole tutto” per dirla alla Guitton. Scegliere Cristo non significa rinunciare a tutto il resto, ma superarlo mantenendolo, apprezzandolo in senso più vivo e più profondo. Se vogliamo fare il giochetto meschino delle frasette estrapolate dalla bibbia alla protestante maniera allora buttiamo sulla bilancia: IO NON SONO VENUTO PER DISTRUGGERE, MA PER FARE NUOVE TUTTE LE COSE.
        domenica alle 22.49 · Mi piace
      • Antonio Margheriti Mastino il cristianesimo poi, non è un mantra, uno psicologismo, un lezioso macerarsi soggettivo: E’ nè più nè meno di quello contemplato nel Credo.

        domenica alle 22.51 · Mi piace
      • Giampiero Tre Re In quale “Credo”? Quello Niceno-costantinopolitano, quello cosiddetto degli apostoli, quello di Paolo VI, quello di Messori? Il cristianesimo monolitico e monologante che immagini non è mai esistito. Anzi, codesta idea di un metastorico monocolore cristiano è in curiosa contraddizione con lo schema inclusivo (et-et) intestato al cattolicesimo, contrapposto a quello discriminante (aut-aut) il cui copyright apparterrebbe protestantesimo. Stupidaggini apologetiche, teologia scadente. Poiché chi cerca trova, troverai una tonnellata di versetti biblici a favore et dell’una et dell’altra, a riprova del fatto che questo schema messoriano non spiega un bel nulla. Detesti l’uso che il proselitismo protestante fa della bibbia? Anch’io. Allora mettiamo da parte anche il proselitismo cattolico, per favore, e ragioniamo con le nostre teste. Quando chiedo al Cammisuli di dire cos’è per lui il cristianesimo, non faccio psicologismi: lo invito a esplicitare le ragioni della speranza che è in lui, le ragioni del suo sì a Cristo.
        Su tutto il resto che hai detto possiamo parlare.

        Ieri alle ore 1.44 · Mi piace
      • Antonio Margheriti Mastino

        Giampiero, dopotutto se alla stregua di ogn frequentatore anni 70-80 di pontifici istituti teologici regionali hai deciso di fare dell’intellettualismo e dunque di disegnarti un cattolicesimo su misura, liberissimo di farlo. Non per questo il cattolicesimo così com’è nè è minimamente smentito o sminuito. Le mode ideologiche intellettuali teologiche esegetiche passano, l’essenziale resta. In chi lo vuole accogliere. Non ho altro da aggiungere.
        Ieri alle ore 1.47 · Mi piace · 1
      • Antonio Margheriti Mastino

        E onestamente questa teologite fumosa e verbosa, non impressiona più nessuno, perchè ha rivelato il vuoto su cui si basa (che sarebbe assoluto se non lo riempisse in parte la superbia e l’orgoglio): qualcuno impressionava e persino convinceva ancora fino ai primi anni ’80… Adesso, chi vuole stare a sentire vuol sentire di Cristo morto e risorto, non delle teorie da teologite acuta. Che hanno portato alla perdita della fede di molte belle teste: se l’albero si giudica dai frutti…
        Ieri alle ore 1.50 · Mi piace · 1
      • Antonio Margheriti Mastino

        E poi questa spocchia tipica del teologo medio che montava in cattedra negli anni ’70 a dare dell’inferiore e dell’ignorante a tutti… ai fedeli, ai pubblicani nel tempio, al papa, a Cristo… perchè solo lui era il super intelligente che aveva capito tutto… se allora poteva persino essere scambiata per autorevolezza (invece che per arroganza, che nasce quasi sempre dalla vera ignoranza, che è la mancanza di saggezza, che a sua volta scaturisce dalla virtù) adesso, onestamente, fa ridere.
        Ieri alle ore 1.53 · Mi piace · 1
      • Antonio Margheriti Mastino Tipicissima poi quella frase: “apologetica da teologia scadente”… che era l’accusa tipica con la quale gli sprezzantissimi teologi post-conciliari bollavano e mettevano in soffitta l’apologetica… mutandole persino nome negli corsi teologici. Notoriamente Gesù teneva lezioni di filologia romanza…. non parlava per parabole. Ah… dimenticavo… stando ad alcuni teologi manco è esistito Cristo. Perdon!!!!

        Ieri alle ore 2.00 · Mi piace
      • Salvatore Cammisuli

        Prof. Tre Re, avevo estrapolato la frase dal contesto solo per smorzare i toni. =) Mi chiede cos’è il Cristianesimo “per me”? Lo stesso che è per qualunque cristiano. Avrei necessità di dare una mia lettura personale della fede se questa fosse “un cieco sentimento religioso che emerge dall’oscurità del subcosciente per impulso del cuore e inclinazione della volontà moralmente educata”. Mi è stata annunciata la Rivelazione, sono convinto della sua autenticità e vi aderisco col mio intelletto: non ho bisogno di cucirmi una fede su misura.
        Ieri alle ore 12.51 · Modificato · Mi piace · 2
      • Giampiero Tre Re

        Antonio, perché senti il bisogno di inquadrarmi? Temi che le tue armi dialettiche funzionino solo con il “tipico” nemico confessionale che ti sei fatto nella tua mente? Beh, io non sono quello. Il ritratto, anzi la caricatura, del “tipico” teologo medio che hai fatto non mi somiglia neanche un po’. Del resto basta fare due conti. Ho studiato teologia al centro della cattolicità, nelle più importanti istituzioni pontificie del mondo. Ho insegnato teologia e sono stato il più giovane docente di teologia d’Italia, ma ovviamente non negli anni ’70 quando non ero neppure maggiorenne, ma negli anni ’90, sotto Giovanni Paolo II e Ratzinger prefetto della Congregazione per la Fede. Hai preso di petto la “tipica” funcia di cantoniera (non traduco perché sei periferico e “regionale”, come me). Non prendertela, succede anche ai migliori.
        Ieri alle ore 13.27 · Modificato · Mi piace
      • Giampiero Tre Re

        Ma quand’anche io fossi davvero il teologista verboso, fumoso, intellettualista, arrogante, ignorante, affetto da complesso di superiorità e negatore dell’esistenza storica di Cristo (un po’ troppo per una persona sola, no?) che hai in abominio, che conterebbe ciò sull’oggettiva verità o falsità degli argomenti? Se sono falsi dimostralo. Se è la mia indegnità morale ad inficiarli ti sarà ancora più facile smontarli: è un invito a nozze, no? Ma se non ti curi di argomentare e invece di dimostrare falsi gli argomenti altrui spendi tutta questa foga a dimostrare quanto è cattivo il loro portatore, beh, francamente l’impressione che ne risulta è che non ne sei capace.
        23 ore fa · Modificato · Mi piace
      • Giampiero Tre Re

        Bene, Cammisuli. Visto che per te il cristianesimo è lo stesso che per qualunque cristiano, allora per te il cristianesimo è quello che è per me. Spero infatti che, così dicendo, tu non intenda affatto sostituirti al buon Dio per giudicare il foro interno del cristianesimo altrui. Per me il cristianesimo è proprio la follia della croce di cui ad Atti 26,24 (frase troppo profonda, sia detto sommessamente, en passant, per l’uso che ne fai). Per me tutta la teologia è cristologia, cioè theologia crucis. Il principio di questa teologia è precisamente la Rivelazione, esattamente come per te. E precisamente: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Una teologia “agnostica” dunque (nel senso che “NESSUNO” ne “conosce” l’oggetto, Dio), che accetta come sua unica possibilità di essere quella di essere scienza SINGOLARE che il Figlio ha del Padre rivelata al singolo credente (“colui al quale…”).
        23 ore fa · Mi piace
      • Salvatore Cammisuli Parlando di teologia agnostica, non si corre il rischio di cadere nell’errore di chi crede che, dal momento che nessuno conosce Dio, è impossibile – se non inutile – parlarne?

        23 ore fa · Non mi piace più · 1
      • Giampiero Tre Re Io credo di no. Il carattere “agnostico” della theologia crucis non dice che è inutile parlare di Dio, bensì che non è prioritario il parlarne. Prioritario è l’ascolto.

        23 ore fa · Mi piace
      • Salvatore Cammisuli Incuriosito, ho cercato “theologia crucis” su Google. Mi ha rimandato alla pagina “Teologia della Croce” di Wikipedia, dove si fa riferimento al pensiero di un teologo tedesco, già membro dell’Ordine di Sant’Agostino. È la stessa cosa di cui parla lei?

        23 ore fa · Modificato · Mi piace
      • Antonio Margheriti Mastino

        Antonio Margheriti Mastino Si corre il rischio delle chiacchiere. Essendo il cristianesimo neppure una religione ma un Fatto, anzi… proprio una Persona. E incontro con Essa. Conoscendo Cristo, essendo questa religione trinitaria, abbiamo conosciuto Dio. Non c’è altro da sapere. La verità è che Giampiero ha (lo confermo) ha PROPRIO TUTTI i tic di colui che è venuto fuori (e non è un merito, non per quegli anni) dagli istituti teologici: come tutti i suoi (cattivi) maestri HA IN SOMMO ORRORE LA NECESSARIA MATERIALITà DEL CATTOLICESIMO. Per questo vuol anche ridurre in teorema e magari in teologia agnostica (altra stravaganza da istituti teologici) un Fatto e una Persona. Come scrissi qualche tempo fa: il teologo a la page post-conciliare proponendosi di fare del “solo cristocentrismo” (questa polemica scienza amena) giunge poi a fare del “solo egocentrismo”.
        23 ore fa · Modificato · Mi piace · 1
      • Antonio Margheriti Mastino Io non devo mostrare che sono false (non sempre) le tue argomentazioni: hai a disposizione un intero magistero pontidicio, tutto il catechismo cattolico, tutta la dottrina: confronta quel che dici con quel che dice la chiesa. Se divergi, non è che è sbagliata la chiesa… sbagli tu.

        23 ore fa · Mi piace
      • Giampiero Tre Re Salvatore, “Theologia crucis” così come lo usiamo qui non designa una corrente teologica (anche se in passato ve ne sono state con questo nome). Qui significa teologia CHE E’ la croce. Il fatto, come dice bene Antonio, carico di un senso indicibile, della morte di Dio sulla croce. La radice biblica di questa teologia è paolina: cfr. Fil 2,6ss.

        22 ore fa · Mi piace
      • Giampiero Tre Re Antonio, continui a partire da principi generali (che poi sono tue ubbie) per dedurne come sarei, come non sarei, i miei tic, i miei maestri…; tra un po’ te ne uscirai che uno così deve per forza avere il colesterolo alto e i trigliceridi tipo percolato di discarica abusiva.

        22 ore fa · Modificato · Mi piace
      • Antonio Margheriti Mastino Secondo me hai un po’ di anemia mediterranea… tengo l’occhio clinico 😉

        22 ore fa · Mi piace
      • Giampiero Tre Re Di malattie mediterranee mi riconosco la suscettibilità, ma l’anemia falciforme, no. Almeno quella.

        22 ore fa · Mi piace
      • Gianluca Marletta Troppo folkloristico per fare danni seri (P.S. un anno fa, non so perché, mi chiese amicizia, credo di averlo ancora…).

        21 ore fa · Mi piace
      • Dorotea Lancellotti

        Gentile Giampiero, primo intervento a questo spazio ^__^ le confermo il DELIRIO di onnipotenza di questo povero e misero sacerdote che ha bisogno della nostra compassione e infinite preghiere…. Quando il Papa fece il Summorum Pontificum nel 2007 in favore della Messa nella forma antica, egli rispose con un provocante articolo CONTRO…. certo mica contro il Papa apertamente, ma dando praticamente del demente al Papa, sclerotico… e il titolo era MERDA IN LATINO…. si ha letto bene!! per de Capitani la Messa nella forma antica che ci rammenta il genio di san Gregorio Magno, e perciò dette anche Messe gregoriane… per questo sacerdote sono MERDA…
        21 ore fa · Mi piace
      • Dorotea Lancellotti

        P.S. certo che de Capitani è stato richiamato dall’allora Tettamanzi almeno una decina di volte…. gli venne anche tolto l’incarico pastorale…. ma con il LINGUAGGIO CONCILIARE della politica corretta oramai si chiude un occhio per tutto! UN PESSIMO SACERDOTE, pure vigliacco perchè si trincera dietro i suoi video megalomani… narcisisti…non risponde alle email e se lo fa, ti manda a fare in culo senza mezzi termini….. se gli scrivi che il Papa ha detto una cosa lui ti risponde che tu hai capito male, oppure che il Papa è sclerato…. è uno di quei sacerdoti progressisti delusi dal fatto che il Concilio non era ciò che dicevano loro e non era la nascita di una nuova chiesa modernista. c’hanno provato, ma gli è andata male anche se di danni ne hanno fatti tanti e gravi!! preghiamo per lui…. temo che la demenza senile lo stia ìtenendo sotto scacco-matto 😉
        21 ore fa · Mi piace
      • Dorotea Lancellotti Una domanda solo a don Giorgio: se dice di essere anticlericale perchè resta ancora prete e stipendiato da noi? perchè non va a zappare la terra?

        21 ore fa · Mi piace · 1
      • Antonio Margheriti Mastino Ma non è per don Giorgio che vi ho taggati, ma semmai per dare un’occhiata alle affermazioni di Giampiero Tre Re.

        20 ore fa · Mi piace
      • Dorotea Lancellotti ‎Antonio la mia prima e seconda risposta è proprio a Giampiero ^__^ e se vai nel link su youtube dove don Giorgio ha un suo canale…. leggerai degli osanna anche peggiori ^__^ io a Giampiero ho fatto presente il danno morale e religioso di questo sacerdote che, come direbbe santa Caterina da Siena fa IMUTRIDIRE il giardino della Chiesa e questo perchè ci sono i Giampiero di turno che non ne vedono il marciume….

        19 ore fa · Non mi piace più · 1
      • Claudio Ottonello Vedrò di non postare più porcate allora.
        Giampiero, rispondo brevemente alle domande che inizialmente mi ha posto, poi lascio il resto del dibattito agli altri, molto più preparati di me. Se affermo che l’essere di sinistra e comunista sia incompatibile con la dottrina cattolica non devo fornire alcuna prova, è sufficiente conoscere la dottrina cattolica e i significati dei due concetti precedenti. La sinistra ha un nucleo valoriale intrinsecamente anticristiano, ha tante caratteristiche e variabili che si modificano nel tempo e nelle culture ma l’elemento davvero caratterizzante, sempre presente, è il nucleo di principi che si fondano e mirano al rovesciamento dei valori non negoziabili e del diritto naturale in nome della libertà individuale; questa è la sua caratteristica da quando nacque nel 1789 ed è il filo che accomuna la storia della sinistra da quel momento in poi. Quindi dirsi cattolico e di sinistra è una contraddizione, se le parole hanno un senso.
        Lo stesso vale per l’essere comunista e ispirato ai presupposti ideologici e alle elaborazioni di Karl Marx, come è don Giorgio, e come saprebbe anche lei se avesse letto i suoi scritti (si procuri Manifesto del Cristianesimo) o anche solo visto i suoi video. E mi pare che non le debba spiegare come, anche qui, le due cose siano incompatibili. Dire che san Pietro o san Luca erano comunisti o socialisti significa giocare, forse in buona fede, sul significato ambiguo delle parole.
        “Molti gloriosi martiri romani come Flavio Clemente e la moglie Flavia Domitilla morirono con l’accusa di ateismo”, benissimo ma che c’entra questo con un prete che si definisce ateo?
        Se tutta questa discussione nasce dal fatto che non conosce ciò che pensa don Giorgio De Capitani, semplicemente, si informi. Se invece nasce da un’identificazione nelle sue parole, il problema è più serio.

        18 ore fa · Modificato · Mi piace · 1
      • Dorotea Lancellotti

        Applaudo al dono della sintesi ma anche dell’ottima disamina di Claudio ^__^ aggiungo solo a Giampiero di tenere a mente che anche nei primi secoli si presentava il problema di cattolici che si lasciavano abbindolare da certe politiche ritenendole idonee con il cristianesimo, è per questo che già con sant’Ireneo e riportato poi da Benedetto XV (non XVI ^__^) la famosa frase intramontabile: «Questa è la fede cattolica; chi non la crede fedelmente e fermamente non potrà essere salvo»(28); o si professa intero, o non si professa assolutamente. Non vi è dunque necessità di aggiungere epiteti alla professione del cattolicesimo; a ciascuno basti dire così: «Cristiano è il mio nome, e cattolico il mio cognome»; soltanto, si studi di essere veramente tale, quale si denomina.
        “AD BEATISSIMI APOSTOLORUM” di Papa Benedetto XV
        18 ore fa · Mi piace · 1
      • Giampiero Tre Re

        Grazie, Antonio di avere richiamato l’attenzione di questi amici sul nostro dibattito. Vede, Dorotea, Antonio stesso le dice che Don Giorgio non è il tema della discussione. Non conoscevo don Giorgio prima che Claudio ne mettesse qui un post. Non sono un fan di don Giorgio, non ho difficoltà ad ammettere che questo è l’unico documento che conosco su di lui e su cui posso esprimere un giudizio. Don Giorgio non m’interessa come persona. E qual è allora il tema? Non è così facile dirlo, per me. Forse potrei dire che la mia curiosità era attirata da cosa potesse spingere persone che si dicono cattoliche a 24 carati ad abbandonarsi a una sorta d’intemperanza verbale, incontinente fino alla violenza di scrivere cose come “disturbato mentale”, “malato, pazzo, cretino”, “relitto di follia”. Per non dire dell’implicito rimprovero mosso da qualcuno alla saggezza dell’arcivescovo Tettamanzi per non aver proposto più generose dosi di mezzi di correzione all’attenzione dell’eretico fondoschiena… “Lo è davvero, eretico e blasfemo”, si può dire (e lo avete detto); “basta guardare altri suoi video, leggere discorsi ecc.”. Il fatto è, cara Dono Superno, che QUESTO video può essere interpretato anche in maniera benevola (come ho già dimostrato a sufficienza) ma non avete VOLUTO farlo, certi del vostro giudizio già espresso su documenti analoghi in precedenza. Avete mostrato più attaccamento al vostro giudizio che al bene di questa persona, che forse sta chiedendo solo un po’ di attenzione. Sorvolo sul fatto che anche a me sono state riservate premure del tipo “Ci sono i Giampiero di turno che non vedono il marciume”, facendo del mio nome quasi sinonimo di scelleratezza, pur non potendomi fregiare del privilegio di conoscere la gentile latrice della suddette attenzioni nei miei confronti.
        Ecco forse posso dire che è questo che m’incuriosiva, dover constatare il fatto che ci scandalizziamo di cose diverse.
        14 ore fa · Mi piace
      • Dorotea Lancellotti

        No Giampiero…. questo video è di una blasfemia DOTTRINALE che è grave proprio perchè detto e fatto da un sacerdote…. vede, se a parlare fosse stato un laico amen! ma da un prete no… è inaccettabile! Lei stesso afferma di non conoscere cosa questo prete si diletta a dire e se anche Antonio dice che l’argomento non è il prete ma ciò che lei Giampiero dice, i due argomenti si intrecciano. Non volevo offenderla nel dire che “Giampiero non vede il marciume”, anche lei è vittima dei suoi stessi giudizi come attribuisce agli altri, perchè io le ho parafrasato santa Caterina da Siena che incolpava anche quei laici che venuti a conoscenza delle scelleratezze di certi preti, TACEVANO o facevano finta di non sentirne il marciume che questi procuravano, che si turavano il naso con blande giustificazioni ^__^ Sant’Antonio di Padova quando doveva bacchettare i prelati dal pulpito li chiamava persino MAIALI…. Ci si deve scandalizzare per le cose giuste non per le proprie opinioni…. gli scandali sono necessari dice Gesù, ma guai a chi procura lo scandalo…. un prete che dice che Gesù è stato il primo comunista della storia da scandalo, è fermo al ’68, è uno stolto, termine molto usato nella Bibbia….un prete che dice di essere anticlericale è uno stolto e persino infingardo perchè non si dimette e continua ad usufruire degli ONORI che tale posizione gli da e viene pagato per non fare nulla, viene pagato per ingannare gente come lei che pur dicendo di non conoscerlo si lascia scandalizzare da chi le dice qualcosa perchè lo conosce…. e sa di cosa si parla… Dunque, riepilogando, qual’è allora il suo tema? si lasci incuriosire senza dubbio che certe critiche a tal prete sono più che giuste e giustificate! 😉
        14 ore fa · Mi piace
      • Giampiero Tre Re

        Credo che da un lato lei stia giudicando troppo precipitosamente, cara Dorotea, dall’altro si esponga alla stessa critica di anticlericalismo che lancia contro quest’uomo, che si dichiara ministro di Cristo. Con ogni probabilità don Giorgio condivide il suo entusiasmo per le rampogne rigoriste di Caterina e Antonio da Padova contro il clero. Penso che don Giorgio chiami “anticlericalismo” proprio quest’atteggiamento profetico di severità nei confronti delle indegnità del clero, che dal donatismo giunge ai nostri giorni, passando per Savonarola, Lutero e Pascal. Ma mi permetta di fare prima una precisazione a cui tengo molto. Non sono andato a guardare gli altri video di don Giorgio non per scarso rispetto verso i miei interlocutori, ma proprio perché il video è diventato, strada facendo, solo un pretesto e pertanto un caso esemplare. Insomma, che sia questo video o un altro ha al momento meno importanza rispetto al tema vero, che riguarda i modi della comunicazione nella Chiesa. So che anche Antonio Margheriti Mastino è molto sensibile a quest’aspetto e credo di non sbagliare se dico che quando ha attirato l’attenzione su quello che dicevo era proprio questo che aveva in mente. Se non è così, chiedo venia fin d’ora.
        De Capitani usa un linguaggio paradossale, cosa comune nel profetismo; perciò non credo che il video sia blasfemo nelle intenzioni, anche se non nego che il messaggio che arriva possa suonare per tale, cosa, del resto, comune, anche questa, nel profetismo. Del termine “anticlericale” abbiamo già detto. Lo stesso di “comunista” e “ateo”. Sono parole che usa in maniera volutamente ambigua, per la loro carica emotiva, altra tecnica abbastanza praticata in un certo tipo di omiletica. Infatti spesso don Giorgio aggiunge l’espressione “nel senso che”, o simili. Quando per esempio Gesù dice il “Figlio verrà come un ladro”; non significa che lui affermi di essere dedito alle ruberie. Così l’espressione “comunista” può ricevere un’interpretazione che sradica il termine dal terreno filosofico marxista o sessantottino per andare a ricoprire un’area semantica e simbolica del tutto compatibile con le ambientazioni bibliche della chiesa primitiva di Gerusalemme. Lo stesso dicasi per “ateo”. Quanto all'”essere di sinistra”, De Capitani stesso dice più volte che la sua sinistra “non esiste”. E’ un tratto utopistico che ritroviamo abbastanza spesso nei predicatori apocalittici, messianici, millenaristi. De Capitani è un profeta, un predicatore escatologico? Può darsi di no. O forse sì, e ciò ne fa, per qualcuno, un perfetto candidato alla sindrome da fine del mondo. Ma badi bene, gentile Dorotea, nessuna di queste ipotesi ne fa CERTAMENTE un blasfemo. Abbiamo il dovere di ascoltare l’altro concedendogli il beneficio, ove sia possibile, dell’interpretazione benevola. Quello che si può rimproverare a quest’uomo, in questo video, è, al massimo, un linguaggio un po’ ambiguo; ma nessun giudice di questo mondo lo condannerebbe per questo, pensate che lo condannerebbe il Giudice di quell’Altro? Ciò che ritengo possa darsi per certo è che i suoi superiori hanno agito e agiranno nei suoi confronti in maniera più avveduta e motivata di quanto non sia in grado di fare chiunque semplicemente guardando dei video e soprattutto più di chiunque a cui non competa.P. S. Lei non deve scusarsi di nulla nei miei confronti, cara Dorotea. Io non mi sento toccato dalle sue critiche, perché so che sono rivolte ad una persona immaginaria, che non corrisponde a me.
        10 ore fa · Mi piace
      • Claudio Ottonello

        Mi scusi Giampiero, io non capisco. Se c’è qui qualcuno che giudica “precipitosamente”, che “interpreta”, che “mostra più attaccamento al suo giudizio che al bene di questa persona” è solo lei! Afferma di non conoscere altri documenti oltre al video, e allora perchè si contrappone a chi li conosce? Perchè parla senza sapere? Qui c’è chi le dice che don Giorgio si è speso più volte a favore dell’aborto, del matrimonio gay e dell’eutanasia, e che quel video non è che il corollario (che io ho scelto proprio per questo) di posizioni sostanzialmente incompatibili con la dottrina cattolica e, appunto, di sinistra, nel senso più classico e banale del termine.
        Ripeto, l’unico che parla senza sapere è lei. Antonio ha giustamente detto di conoscere le sue farneticazioni da anni, Dorotea lo conosce altrettanto bene, perchè allora non si rimette al loro giudizio anzi che divertirsi a utilizzare la sua vis polemica? Non leggo altro che ipotesi nei suoi commenti, “non credo che”, “può ricevere un’interpretazione che”, “sono parole che usa in maniera volutamente ambigua”, “potrebbe essere un profeta”; dato che però esiste un backgorund che si deve necessariamente avere per comprendere le parole di don Giorgio (appunto per evitare di scambiarlo per un predicatore non compreso) e lei non ce l’ha, cosa parla a fare? Perchè non si informa? Perchè non spulcia il sua canale di youtube? Perchè non va nel suo sito? Perchè ipotizza quando gli altri affermano?
        Non continui a utilizzare sofismi, ci furono tanti santi non compresi e non subito apprezzati, pensi a san Pio da Petralcina, che però erano interamente cattolici apostolici e romani, la cui ortodossia non era da mettere in discussione, cosa che non si ripete, per chi conosce il materiale, in questo caso (non a causa di un giudizio sommario sul video, come il suo ma di segno opposto, bensì in base a tutto ciò che la penna e la bocca del prete hanno prodotto).
        Vuol far avere un esito utile a questa lunga e per certi versi inutile discussione? Si informi sulle posizioni di don Giorgio, a quel punto potrà dire cosa ne pensa senza intrpretare nè ipotizzare, magari continuando a non essere d’accordo con quanto affermato prima, in ogni caso sapendo di cosa e di chi si parla.
        Non mi sembra il caso di tirare la discussione ancora per le lunghe, siamo sulla bacheca di Antonio, che appunto non mi sembra interessato, quindi direi di finrla qua.
        4 ore fa · Modificato · Mi piace
      • Dorotea Lancellotti

        No Giampiero, lei confonde la PREDICAZIONE alla quale un sacerdote è chiamato, dall’ideologia che proclama quando non si comporta come sacerdote…. Il Sacrdote viene investito di autorità a riguardo dei SACRAMENTI e di quel DEPOSITO FIDEI che ha il dovere di tramandare, punto! se un sacerdote vuole fare e dire altro ha il dovere di abbandonare quel ruolo e fare altro…. A lei le sfugge che nessuno qui sta giudicando LE PERSONE nè la persona del prete don Giorgio, nè la sua di Giampiero, ma si sta giudicando ciò che dice un SACERDOTE e ciò che dice lei che pur riconoscendo di NON conoscere il sacerdote di cui si parla, interviene invece come se conoscesse bene la situazione…. Adesso lei arriva a giudicare persino santa Caterina da Siena DOTTORE DELLA CHIESA e un sant’Antonio da Padova pur di difendere LA SUA OPINIONE…. Ci rifletta, lei sta difendendo LE SUE IDEE E LA SUA OPINIONE, UNA SUA IMMAGINE PERSONALE DI CHIESA, lei giudica ma in modo soggettivo…. certo, anche noi poniamo dei giudizi sui FATTI ma in modo oggettivo richiamando a quei DOVERI verso i quali sacerdoti e laici sono chiamati, al contrario lei difende solo quei DIRITTI associati ad una chiesa del fai da te…. Un SACERDOTE NON VIVE DI UTOPIE neppure provocatorie quando parla di sinistra…. san Paolo mette in guardia DAI DISCORSI “PERNICIOSI” e Gesù stesso insegna: il vostro parlare sia si, si-no, no, perchè il di più viene dal maligno! ^__^ NON ABBIAMO AFFATTO ALCUN DOVERE DI ASCOLTARE CHI FA DISCORSI PERNICIOSI, al contrario, dobbiamo fuggirli ^__^ i suoi superiori purtroppo temeno di più lo scandalo, questo sacrdote ha minacciato DI NON ANDARSENE anche se venisse sospeso a divinis…. con tale ricatto la diocesi di Milano teme che egli possa fare più danno da sospeso a divinis che non nelle condizioni attuali, CONFIDANDO NEL SANO DISCERNIMENTO DEI FEDELI e che se ben ponderatop sanno benissimo che questo sacerdote è meglio considerarlo “fuori di testa” che eretico perchè dandogli del folle lo si sta già giustificando a Dio “non sa quello che dice, quello che fa, perdonalo!!” se venisse sospeso a divinis, sarebbe responsabile e dichiarato responsabile dei danni che sta facendo…..Inoltre, il fatto che dal Concilio si è deciso di non scomunicare più con tanta leggerezza, non significa che il sacerdote che parla da eretico sia nel giusto, LE REGOLE E LE LEGGI DELLA CHIESA NON SONO CAMBIATE….. ci rifletta!
        4 ore fa · Mi piace · 1
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        Giampiero Tre Re Se io difendo una mia immagine personale di Chiesa, lei, Dorotea, che difende? C’è qualche esponente del magistero ecclesiastico qui, qualche membro della Congregazione per la dottrina della fede?
        Scusi, Dorotea, quando e dove avrei giudicato Santa Caterina? Semmai ho detto che lei si sente un po’ santa Caterina, in questo somigliando a don Giorgio. Ma notoriamente lei non è Santa Caterina e, al di là di tutto, la differenza tra Santa Caterina da un lato e lei e don Giorgio dall’altro, sta nel fatto che al tempo di Santa Caterina non vi era un’autorità ecclesiastica istituzionale certa, perdurando la cattività avignonese. Ma oggi sì. Perciò La seconda parte del suo commento mi pare più ragionevole: lasciare che giudichi chi ne ha competenza, evitiamo di riesumare i tribunali della santa inquisizione su feisbuc.

        54 minuti fa · Mi piace
      • Giampiero Tre Re

        Mettetevi d’accordo, Lancellotti e Ottonelli: o esprimo giudizi, come dice Lancellotti, o solo ipotesi, come sostiene Ottonelli. E’ solo ed esclusivamente per un senso di giustizia nei confronti di De Capitani che dichiaro di non conoscere di costui altro che questo video; le mie valutazioni si limitano intenzionalmente e rigorosamente a QUESTO video, proprio perché l’unico giudizio consentito al cristiano è sui fatti, non sulle persone. E i fatti si presentano uno per volta; se volete, un video per volta. Allo stesso modo ritengo scorretta e pretestuosa ogni illazione e abduzione su ciò che IO penserei procedendo da argomenti contenuti ALTROVE e sostenuti da ALTRI.
        E’ altresì per un senso di giustizia, non per scarsa fiducia alla vostra parola, che intendo escludere da queste mie considerazioni la valutazione di cose dette dal de cuius in altri video. Non si giudica per sentito dire. Invece, nonostante lei protesti il contrario, e, ne sono certissimo, al di là delle sue buone intenzioni, cara Dorotea, lei, Ottonelli e anche Antonio Margheriti Mastino giudicate proprio le persone; probabilmente, voglio credere, per scarsa informazione. E questo per due motivi: primo nessuno di voi è giudice competente, in altre parole: non siete investiti dell’autorità di giudicare, cosa che spetta ai superiori di don Giorgio. Secondariamente, anche un milione di ore di video (lo dico anche per Ottonelli) non renderebbe derogabile ai fini del giudizio il diritto di difesa all’accusato, convocandolo e sentendolo personalmente. Vogliamo dare un esito a questa discussione di lana caprina? Bene, Ottonelli, allora usciamo dal personale. Le fornisco questo, di esito: Per il cattolico non esiste motivo in questo mondo né in quell’Altro per trattare con diverso rispetto e considerazione, Padre Pio, il Papa, il comunista e il bestemmiatore (presunto).
        51 minuti fa · Mi piace

Padre Puglisi Beato

28 giugno 2012 9 commenti

Padre Puglisi (terzo da sinistra della prima fila in basso) in una rara foto scattata durante l’incontro di Giovanni Paolo II con il presbiterio palermitano nel 1983.

È ormai ufficiale. Come avevamo anticipato nei giorni scorsi, Benedetto XVI ha firmato il decreto con cui si dichiara Puglisi martire «in odium fidei». Proprio mentre scriviamo è in corso al Palazzo Arcivescovile di Palermo la conferenza stampa con cui se ne dà notizia alla diocesi ed alla città.

Imminente la beatificazione di Padre Puglisi

24 giugno 2012 7 commenti

Il processo di beatificazione di Padre Pino Puglisi, il prete diocesano palermitano assassinato dalla mafia di Brancaccio, ha avuto un felice esito e si concluderà con la canonizzazione il prossimo settembre, in occasione del diciannovesimo anniversario del martirio. Ne sarà data notizia ufficiale a fine mese, stando almeno alle voci che, negli ambienti ecclesiali cittadini, si fanno sempre più insistenti. Leggi tutto…

Di chi è l’eredità di Puglisi

30 Maggio 2012 8 commenti

Lettera aperta dell’associazione “Sì, ma verso dove” e di un gruppo di amici di Padre Pino Puglisi.

In merito all’articolo “La Curia sfratta il Centro Padre Nostro” pubblicato su Repubblica il 27/5/2012 a firma di Salvo Palazzolo, intendiamo precisare che :

Pino Puglisi

Pino Puglisi (Photo credit: Wikipedia)

· nessuno tra gli attuali responsabili del “Centro Padre Nostro” ha mai collaborato con P. Puglisi negli anni in cui il sacerdote operò a Brancaccio (1990/1993) né, quindi, ebbero modo di conoscerne il metodo pastorale. Non possono ritenersi, quindi, prosecutori della sua memoria;
· P. Puglisi, in vita e da Parroco a Brancaccio, non scrisse mai uno Statuto del “Centro Padre Nostro”. Lo Statuto fu scritto ed approvato durante la gestione del suo successore Don Mario Golesano. Egli stesso lo comunicò il 18 marzo 1994 durante una riunione operativa sostenendo di avere ricevuto bozza dello stesso Cardinale Pappalardo e di averla inviata alla Madre Superiora delle Suore collaboratrici di P. Puglisi a Brancaccio. I più stretti collaboratori del sacerdote ucciso dalla mafia affermano che P. Puglisi avrebbe voluto lo Statuto solo per garantire la gratuità dell’azione del Centro ma il Notaio Sergio Masi, a cui egli si rivolse, gli spiegò che, al contrario, lo Statuto aveva motivo d’essere redatto solo per avere finanziamenti.
Per questo P. Puglisi desistette dallo scriverlo.
Ma Padre Golesano, durante quell’incontro del 18/3/94, aveva affermato che il “Centro Padre Nostro” era “divenuto, in seguito all’uccisione di P. Puglisi, un centro socio politico pastorale pertanto non appartiene, in senso stretto, alla Parrocchia o al territorio di Brancaccio”. Nel contemporaneo atto “Norme che regolano la vita e l’attività sociale e pastorale del Centro Padre Nostro” si decretava che il Parroco pro tempore era il legale rappresentante dello stesso e in esso lavoravano operatori su progetto; si apriva la porta ai contributi di Enti Pubblici. Questo fece sì che, negli anni, siano arrivati fiumi di denaro. Inoltre la decisione di P. Golesano di approvare uno Statuto determinò una serie di importanti conseguenze :
◦ la Madre Superiora delle Suore che avevano collaborato con P. Puglisi a Brancaccio comunicò con due fax (il primo con data 1/9/94; il secondo con data 8/10/94) che la necessità di istituzionalizzare il Centro non permetteva alle Suore di assumere in esso ruolo e, pertanto, potevano continuare da volontarie soltanto per animare la liturgia e la catechesi
in Parrocchia. Di fatto, poco dopo, tutte le suore lasciano Brancaccio;
◦ i più stretti collaboratori di P. Puglisi non si riconoscono più nella linea di P. Golesano riguardo alla prosecuzione del metodo pastorale a Brancaccio e, ad uno ad uno, lasciano entro un anno il “Centro Padre Nostro”
◦ la volontà di P. Puglisi, secondo quanto riferiscono i suoi stretti collaboratori, era che il “Centro Padre Nostro” avesse due caratteristiche imprescindibili : essere gratuito e libero di poter esercitare la facoltà di denunciare le inadempienze degli enti pubblici preposti al vivere civile degli abitanti di Brancaccio. Grazie a questa libertà ottenuta dal fatto di non essere vincolato alla richiesta di aiuti economici, P. Puglisi sostenne con vigore le battaglie per i diritti di cittadinanza del Comitato Intercondominiale formato da liberi cittadini di Brancaccio, quartiere fortemente condizionato dal potere politico mafioso, e ciò lo fece sino alla mattina stessa del giorno della sua uccisione.
◦ Il “Centro Padre Nostro” ideato da P. Puglisi si ispirava alla metodologia del “Servizio Sociale Parrocchiale” conosciuta e sviluppata grazie alla sua partecipazione ai seminari della Fondazione Zancan. Il “Centro Padre Nostro”, quindi, non era pensato come un Centro Sociale qualsiasi ma come l’espressione caritativa di S. Gaetano secondo lo schema di impegno che le Parrocchie avevano nei documenti ufficiali della Chiesa : liturgia, catechesi, carità. Questo era il motivo fondamentale per cui la Parrocchia di S. Gaetano non doveva essere sganciata dal “Centro Padre Nostro”. Sin da subito, invece, la rottura è netta.
Fatte queste precisazioni riteniamo che, dopo l’ uccisione di Padre Pino Puglisi da parte della mafia, questi siano stati alcuni fra i motivi che hanno allontanato moltissimi amici e collaboratori di P. Puglisi dal “Centro Padre Nostro” portandoli anche a disertare le manifestazioni in esso e da esso organizzate nei diversi anniversari dell’uccisione del sacerdote.
Questo Centro non è mai stato vissuto come prosecuzione di quell’opera evangelica iniziata da Padre Puglisi e da lui glorificata con il sangue del suo martirio. La consulenza di P. Golesano per il Presidente della Regione Cuffaro ha acuito questa frattura e le polemiche dovute a divergenza di interessi tra lo stesso Golesano e i responsabili del “Centro Padre Nostro”, Maurizio Artale e Antonio Di Liberto, succeduti a lui nella Presidenza del Centro stesso dopo che fu sancita la sua separazione dalla Parrocchia di S. Gaetano, hanno amplificato le distanze ormai insanabili tanto che riteniamo che l’attuale “Centro Padre Nostro” sia una struttura che non rispecchia né la storia né il metodo di P. Puglisi.
La sua beatificazione sarà una responsabilità per la Chiesa di Palermo chiamata a definire con precisione la metodologia e la pastorale di P. Puglisi affinchè si possa ripristinare una prosecuzione fedele dell’impegno profuso a Brancaccio dal sacerdote che ne ha determinato la sua morte.

Cascio Rosaria, Andaloro Ausilia Maria, Cacciatore Gianfranca, Cascio Graziella, Franzone Pietro, Iovino Tiziana, Lanzetta Antonino, Lopes Roberto, Mortellaro Angelo, Mortellaro Laura, Musso Domenico, Pinsino Anna Rita, Pinto Rosario, Pinto Vito, Purpura Simone, Rizzolo Vincenzina, Spano Lucia, Terranova Andrea, Utro Umberto
Ex dei gruppi giovanili di P. Puglisi e socio fondatore dell’Ass. “P. Giuseppe Puglisi. Sì, ma verso dove?”

Sanfratello Emanuela
Oltre a far parte dell’ Ass. “P. Giuseppe Puglisi. Sì, ma verso dove?”è stata anche assistente sociale del Centro Padre Nostro di P. Puglisi dal 1990 al 1993 e sua stretta collaboratrice

Suor Carolina Iavazzo
Servizio Sociale Pastorale Parrocchiale “S. Gaetano”

Martinez Pino, Romano Mario, Guida Pino
Associazione Intercondominiale quartiere Brancaccio

Porcaro Gregorio
Ex vice parroco di P. Puglisi a S. Gaetano

Masi Sergio
Notaio ed amico personale di P. Puglisi

Tre Re Gianpiero
Amico personale di P. Puglisi

Di Giovanni Francesco
Ex componente della Consulta Giovanile ai tempi di P. Puglisi

Conti Rossella
Ex catechista di P. Puglisi a S. Gaetano

Salerno Pippi
Amica di P. Puglisi e moglie di Gregorio Porcaro

Abbagnato Giovanni
Amico di P. Puglisi

Palermo significa qualcosa

23 Maggio 2012 2 commenti

«Palermo significa qualcosa

comune a tutti noi uomini-uomini,

qualcosa che ci tocca e le appartiene

forse per delega, forse per destino»

(M. Luzi)

Ora che tornano a parlare con le bombe

20 Maggio 2012 2 commenti

Ora che tornano a parlare con le bombe 

E chiedono pane i vecchi ai ragazzi
E mettono pietre in mano ai figlioli
E alle parole dei profeti innalzano mausolei
E i morti seppelliscono i vivi

E trasformano l’oro in piombo
E il fuoco in cenere
E il vino in acqua
E tolgono l’acqua all’assetato
E di nuovo la gettano nel pozzo

Ora che tornano a parlare con le bombe
Noi torneremo a cantare.

Non votare, indignati.

19 Maggio 2012 33 commenti
Siparietto astensionista

«Quelli che fanno affari con la politica domenica andranno a votare»
(Un candidato alle prossime amministrative palermitane).

Proprio per questo bisogna non votare. Non basta più ormai negare le regole di una certa politica; occorre delegittimarle, disconfermarle. Usare come arma democratica il valore simbolico del non voto.

Mi piace ·  · Non seguire più il post
  • Angelo MirandaGiuseppe Fricano e Gino Arribas piace questo elemento.
    • Giovanni Anselmo Non mi piace.

    • Giampiero Tre Re Almeno io non debbo piacerti per forza.

    • Giovanni Anselmo Non tu, Giampi. L’idea del non voto come arma democratica. Molti sono morti a suo tempo per conquistare diritto di voto e democrazia.

    • Giampiero Tre Re Proprio per questo bisogna astenersi: per rispettarne la memoria. La democrazia è qualcosa di molto diverso dal demandare responsabilità. I cittadini non credono più ad una democrazia puramente deputativa. Si domandano dov’è scritto che debba esserci per forza una mediazione dei partiti.

    • Giovanni Anselmo Ma sai…. il problema non è tanto dei partiti in sè ma delle singole persone…. onesti si può esserlo fuori o dentro i partiti e viceversa.

    • Giampiero Tre Re Ma anche dentro un sistema di comunicazione politica e soprattuto un modello di democrazia che ha perso i contatti con la sua ispirazione ideale originaria?

      Ieri alle ore 11.22 · Mi piace
    • Giovanni Anselmo Hai ragione. Il punto è: con il non voto che si ottiene? Si spiana la strada a chi comunque i suoi voti li ottiene lo stesso con il populismo e le clientele. Non ce la faccio a restare a guardare mentre domani potrebbero iniziare 5 anni di monarchia assoluta. Non ce la faccio proprio! 15 di Berlusconi avranno insegnato qcosa!?!

      14 ore fa · Mi piace
    • Giampiero Tre Re Chi non vota non necessariamente sta a guardare. Anzi, spesso è proprio il voto un buon alibi per rimanere alla finestra. Esistono molte forme di partecipazione democratica, alcune più importanti del voto. Esiste il volontariato, la formazione, l’associazionismo, la comunicazione, il referendum.

      6 ore fa · Mi piace
    • Giovanni Anselmo Forse sarà un alibi per chi non sta dal 8 alle 20 dentro un ufficio e poi deve collaborare alla gestione della famiglia.

      circa un’ora fa · Mi piace
    • Giampiero Tre Re Scusa, Giova’ ma non mi riferivo a te. Del resto le famiglie, tanto per cambiare, stanno sopportando il peso maggiore di questo passaggio della democrazia. Volevo solo dire che il voto è uno strumento tipico della democrazia classica, indiretta, che mostra sempre più i segni dell’età e sta per essere superato da altre forme, più moderne, di partecipazione.

      circa un minuto fa · Mi piace
      • Giovanni Anselmo

        Giampi… sono pienamente d’accordo con te! Volevo solo esprimere la rabbia quotidiana che mi deriva dall’essere imbrigliato dal lavoro e non aver la possibilità di assumere altri impegni con costanza e serietà. Ma forse di questi tempi lamentarsi del lavoro è quasi una bestemmia. Credimi… la voglia di fare “altro” e di fare per gli “altri”, per il futuro dei nostri figli è tanta. Spero che arrivi presto il giorno che potrò permettermi di nuovo questo “lusso”. No scuse ma… un abbraccio.i
        circa un’ora fa · Mi piace


Categorie:Zibaldone

La Santa Sede rimuove il vescovo di Trapani, Francesco Miccichè

19 Maggio 2012 49 commenti

«Contro di me un complotto. Sono finito dentro un gioco più grande di me per aver toccato corde intoccabili, dentro e fuori il vaticano» ha dichiarato il Vescovo all’inviato di Rai regione.
Miccichè, originario della diocesi di Monreale, indicato come persona molto vicina a Mons. Salvatore Cassisa, era vescovo di Trapani dal 1998. Attualmente è coinvolto in quattro processi, in cui figura come parte lesa. Di recente, nel marzo 2012, la S. Sede aveva anche sospeso a divinis l’ex amministratore della diocesi, Mons. Treppiedi. Dall’Ottobre 2011 quest’ultimo era anche iscritto nel registro degli indagati per truffa ed altri reati, a seguito di una querela partita dallo stesso Miccichè.
Davanti alle telecamere della Rai il vescovo trapanese uscente ha ricollegato i fatti che lo riguardano agli attacchi subiti dagli ambienti massonici a causa di certe sue dichiarazioni sulla libera muratoria.
Una curiosità: Wikipedia già oggi qualifica Francesco Miccichè “Vescovo emerito” di Trapani. «Il 19 maggio 2012 viene sollevato dalla cura pastorale della diocesi di Trapani. In una lettera indirizzata ai fedeli della diocesi dichiara di non condividere e non comprendere il “provvedimento estremo” che la Santa Sede ha assunto nei suoi confronti».
http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Miccich%C3%A8

Per un’ecclesiologia narrativa

Ho il piacere di presentare la seconda parte del Breve profilo di storia della Chiesa. Per un’ecclesiologia narrativa (secc. XI-XVI). Testi originali con un ricco apparato iconografico e multimediale.

Breve profilo di storia della Chiesa

per un’ecclesiologia narrativa


di Giampiero Tre Re

SECONDA PARTE

Dalla riforma gregoriana alla Riforma protestante (XI-XVI)

Una bomba a mano senza sicura

29 febbraio 2012 4 commenti

Cara Margarita,

grazie per l’opportunità che mi hai offerto. Da tempo vorrei scrivere qualcosa sul mio blog “Terra di Nessuno”, circa la crisi del tuo Paese e dell’Unione europea. Mi puoi aiutare con notizie “di prima mano”? Qui non c’è una buona informazione su quello che accade da voi, e quella poca che c’è è di cattiva qualità; tutta schierata da una sola parte,  si fa solo leva sulla paura che l’Italia possa essere come la Grecia affinché il pubblico non si formi un’opinione oggettiva sulla situazione della Grecia e non rifletta sulle sue vere cause. Leggi tutto…

Televisio beatifica. Il Paradiso di Celentano e le mutande di Belen

18 febbraio 2012 17 commenti

Visio beatifica (visione beatificante): «Nella teologia cristiana è la definitiva e diretta autocomunicazione di Dio alla singola persona, quando questa raggiunge, come membro dell’umanità redenta nella comunione dei santi, la perfetta salvazione nella sua pienezza, cioè il Paradiso» (Wikipedia.en: http://en.wikipedia.org/wiki/Beatific_vision).

La televisione è un surrogato del rapimento mistico che accompagnano le apparizioni del soprannaturale e uno spettacolo come il Festival di Sanremo è una specie di liturgia in cui le parole del rito possiedono la potenza performativa di far accadere l’evento messianico che il pubblico, per parte sua, si attende che accada.
Si noti l’analogia  kerygmatica del dire performativo proprio della comunicazione televisiva. Come nella predicazione evangelica la notizia è la notizia stessa, così anche per il messaggio televisivo: qualsiasi esso sia, il messaggio è comunque la televisione stessa. Leggi tutto…

Chiesa e crisi

3 febbraio 2012 27 commenti

Si è rilevato da più parti che la crisi sistemica dell’Occidente ha una sua deriva “italiana”. C’è anche un ruolo, ed una responsabilità, giocato dalla Chiesa italiana in questa crisi? Leggi tutto…

Cartoline dal baratro

20 gennaio 2012 19 commenti

Pastori e agnelli

11 dicembre 2011 13 commenti

Alla venerata memoria del card. Salvatore Pappalardo (+ 10 dicembre 2006) in occasione del quinto anniversario dalla sua morte. Una ricerca d’archivio di Giampiero Tre Re, materiali d’epoca e immagini in parte mai viste in Italia in un documentario esclusivo di TerradiNessuno Channel.

Chi difendo?

11 ottobre 2011 12 commenti

Mi chiedi: «Chi difendi?»

Chi difendo?
Possibile si debba per forza stare sulla difensiva?
Ed ancor prima:
possibile che ancora usiamo questo linguaggio da crociata?

Dunque, chi difendo?
Difendo il mio diritto di non difendermi,
di non preparare la mia difesa
e di non essere difeso da nessuno, da nessun prete,
da nessun politico, da nessuna identità, da nessuna cultura,
da nessun apparato dottrinale e da nessun concordato.
Difendo il mio diritto di non fare pane col lievito di Erode
né con quello dei farisei.

Difendo l’agnostico, il non credente,
l’eretico e l’errante dalle mie certezze, dalle mie credenze,
dalla mia ortodossia e dalle mie verità.
Difendo il diritto di Zaccheo, di Bartimeo,
della Samaritana e della Maddalena
a non avere in mezzo ai piedi me tra loro e Cristo.

Difendo il diritto dei miti ad ereditare la Terra
e quello dei violenti a forzare le porte del Cielo e infine
il diritto dei piccoli e dei peccatori di passarmi avanti nel Regno.

Così sia.

Il paradiso può attendere (il denaro no)

10 settembre 2011 83 commenti


Nell’eterna lotta tra Dio e Mammona, nel cuore dell’ecclesiastico il verdetto è scontato.
«Guardatevi dal lievito dei farisei e da quello di Erode», raccomandava Cristo ai suoi più stretti discepoli. In questo preciso ordine, perché chi si lascia contaminare dal primo non può evitare il secondo. Il demone proprio dell’uomo di chiesa, infatti, non si chiama “lussuria”, “violenza” o “avarizia” (il “lievito di Erode”, appunto), ma “fariseismo”. Leggi tutto…

Prete e gay/2. La relazione ambigua

14 Maggio 2011 71 commenti

Chi meno omofobo della Chiesa cattolica? E’ quello che verrebbe paradossalmente da dire, vista l’incidenza dell’omosessualità tra il clero, di molto superiore a quella diffusa tra la popolazione non clericale. Eppure in questi giorni la curia palermitana (storicamente zeppa, per conto suo, di preti e vescovi omosessuali) ha sbattuto la porta in faccia alla locale comunità dei gay credenti. Questi ultimi chiedevano soltanto di poter formulare entro le mura d’una chiesa diocesana una prece di suffragio per le vittime dell’omofobia. Anche se, in punta di codice canonico, il diritto di una preghierina non lo si nega neppure ai divorziati risposati, e non sta scritto da nessuna parte che la Chiesa è contraria ad ogni forma di violenza tranne quella a danno dei gay, l’eminentissimo Paolo Romeo e il suo ausiliare mons. Carmelo Cuttitta si fanno scudo della dubitativa giurisprudenza minoritaria di un documento magisteriale di nicchia, per opporre un diniego.
Successivamente l’Arcivescovo ha concesso udienza ai cattolici del gruppo “Ali d’aquila”, che così hanno potuto pregare nel sagrato della chiesa, che il parroco aveva provveduto a illuminare internamente. Leggi tutto…

Una morale discutibile

 

A Paolo VII

In mezzo secolo di decorso postconciliare, il Vaticano II ha prodotto un richiamo della riflessione sulla Chiesa come soggetto collettivo in cui risiedono le condizioni (antropologiche, storiche, giuridiche, istituzionali) della fede delle singole persone. Occorre però tornare sui nostri passi, anzi andar oltre, e non perdere di vista che anche la Chiesa “società perfetta” non è in realtà che un’astrazione a metà discorso tra teologia e sociologia, in quanto la relazione realmente e originariamente esistente è comunque quella tra persone. Nella fattispecie la relazione ecclesiale originaria è quella tra Gesù e il discepolo. Sono dunque le condizioni di possibilità della Chiesa ad essere in realtà poste nelle strutture personalistiche dell’esistenza cristiana. Leggi tutto…

Dio di Abramo, Ratzinger e Mancuso

Non esiste alcuna specificità della morale cristiana. Non esiste non solo e non tanto nel senso che la riflessione teologica non possa far altro che esprimere ed, in fondo, appiattirsi su un’etica filosofica, ma soprattutto nel senso che la vocazione della riflessione morale cristiana non sta nell’affermare qualcosa, bensì nel negare per principio che le esigenze morali del vangelo possano mai essere compiutamente esaurite da una qualsiasi formulazione di una moralità positiva, sia pure teologica. Leggi tutto…

Atei devoti, beghine di regime e stragi di poveri cristi

8 gennaio 2011 3 commenti

Caro Giorgio,

Dopo gli atei devoti eccoci alle bizzochere gaudenti. Dopo la teologia del natale consumista dei Malvolio de “la bussola quotidiana“, il martirio del Natale di sangue dei cristiani copti.
Trovi in calce un florilegio dell’elogio cattolico del consumismo natalizio tratto dalla suddetta rivista on line, ripreso poi dal Giornale di Feltri. La strage di Natale dei cristiani copti ad Alessandria ha però dato la misura di quanto il cattolicesimo conservatore abbia in realtà perso la bussola, Leggi tutto…

Scilipolitica

16 dicembre 2010 26 commenti

14 dicembre

"Appesi a un filo", disegno e contaminazione grafica di G. Tre Re

La non onorevole vittoria di Berlusconi,
l’aborto del terzo polo,
le convulsioni della destra,
il Parlamento ridotto a un congresso di partito,
Bersani che si compiace del fatto che la maggioranza si è ribaltata da sola (riconoscendo implicitamente che l’opposizione non ha giocato nessun ruolo).

Mentre tutt’intorno il paese reale protesta il suo diritto al futuro,
teppisti mettono a ferro e fuoco la Capitale,
leghisti inneggiano alla catastrofe nazionale.

Contraccezione: è ancora valida l’Humanae Vitae?

3 dicembre 2010 11 commenti

Scritta quarantatré anni fa, l’Humanae Vitae di Paolo VI, forse l’enciclica più celebre e contestata di tutti i tempi, è ancora valida? Di più: è mai stata valida? E’ questa, infatti, l’implicazione teologica di base contemplata, al di là della casistica di scuola, in quel vero e proprio atto di magistero in forma dialogica che è il recente libro-intervista di Benedetto XVI, “Luce del Mondo”.
Leggi tutto…

Quello che Obama non dice. Ambiente, diritti e pace: la crisi dell’Obama-pensiero

7 novembre 2010 23 commenti

Troppo presto e trionfalmente salutata come una certezza, più che una speranza, la promessa politica di Obama nel breve volgere di soli due anni rischia di trasformarsi in una bugia più che in un’illusione. Leggi tutto…

Nomina cardinalizia per l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo

16 ottobre 2010 34 commenti

Svelato il mistero dei motivi della visita di Benedetto XVI a Palermo

Il primate di Sicilia, l’Arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, sarà creato cardinale il mese entrante. Lo ha reso noto oggi la Segreteria di Stato vaticana. La nomina cardinalizia di un arcivescovo prossimo al pensionamento, che nella sua sede metropolita, ancora alla difficoltosa ricerca di una sua identità ecclesiale dopo la fine della lunga stagione pappalardiana, si è particolarmente distinto per il suo immobilismo, non significa solo che si va verso un collegio cardinalizio sempre più vecchio e inefficiente ma che la porpora torna ad essere sostanzialmente un titolo onorifico. Leggi tutto…

“Non rompere le palle, fratello”. La bestemmia teologica di Monsignor Fisichella

13 ottobre 2010 8 commenti
Mons. Salvatore Fisichella, Vescovo Ausiliare ...

Mons. Rino Fisichella

La conoscete la barzelletta di quel tale che nel corso di una lite dà del cornuto a un altro? “Misuri le parole!”, gli ribatte quest’ultimo. E il primo: “Le misurai: risultò cornuto preciso!”.
Nello stesso giorno in cui a un tassista può accadere di essere massacrato di botte per avere investito un cane, pare possa anche accadere, nella stazione della medesima città, che un frate si rivolga in questa maniera così poco caritatevole a chi gli chiede un’elemosina: “Non rompermi le palle, ché vado di fretta”.
Certo, occorre contestualizzare – giusto per applicare la casistica del Rettore Emerito della Pontificia Università Lateranense, Monsignor Fisichella – prima di giudicare; ma mi domando se la contestualizzazione non porterebbe a rendere confrontabili i due episodi, nonostante l’evidente parvitas materiae del secondo rispetto al primo. Leggi tutto…

Categorie:Zibaldone

L’ospite accomodante

3 ottobre 2010 89 commenti

Sulle polemiche che hanno preceduto (e seguiranno) il week-end pontificio del 3 ottobre a Palermo

«Se aveste fede quanto un granello di senape,
potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”,
ed esso vi obbedirebbe
»

 

Preparativi per la visita di Benedetto XVI a Palermo, 3 ottobre 2010. Foto di Sebastian.

Non viene in mente nessuna buona ragione per la quale la giornata che oggi Ratzinger trascorrerà a Palermo possa non considerarsi una futile gita fuori porta di Sua Santità. Leggi tutto…

Divagazioni in tema di cattopedofilia. L’avvio del dibattito ufficiale

In un recente articolo già riprodotto tra i post di Terra di Nessuno Sandro Magister vede delinearsi «tre risposte» nell’avvio del dibattito ufficiale  interno alla Chiesa cattolica sul tema della pedofilia tra il clero. Queste tre linee sarebbero: quella aperta dalla rivista Civiltà Cattolica; quella che corre sul filo della polemica, tutta interna al collegio cardinalizio, tra l’Arcivescovo di Vienna Schönborn e il Segretario di Stato emerito, Sodano, ed infine la posizione personale del Papa.
Ammesso che davvero esista un primo tentativo di articolare una reazione, queste tre linee, più che risposte, dovrebbero dirsi divagazioni. In ciascuno di questi tre percorsi rimangono zone d’ombra e di ambiguità legati alla natura difensiva dei rispettivi intenti inespressi. Mi sforzerò qui di seguito a chiarire il perché.

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Cattopedofilia/2. La risposta di Ratzinger

Se gli organi di stampa vicini alla Santa Sede hanno ragione nel ritenere strumentali gli attacchi del New York Times e di Spiegel a Ratzinger, ciò in fondo avviene perché ciascuno gira a proprio modo gli stessi argomenti. Certo, anche concedendo che l’allora Card. Ratzinger abbia consapevolmente riammesso un prete pedofilo al ministero pastorale, non lo si può accusare oggi di aver applicato regole che allora non aveva il potere di cambiare e chiederne le dimissioni da Papa, ora che cerca di usare il suo potere di cambiare le regole per cambiarle effettivamente. Me se in cima ai pensieri degli accusatori non ci sono i diritti delle vittime ma l’immagine della Chiesa cattolica, i difensori del Vaticano appaiono deboli di fronte a questo attacco perché le stesse priorità valgono anche per loro. O, per lo meno, non è chiaro per questi ultimi, quali siano le priorità.
Ho selezionato e annotato alcuni passi della lettera di Benedetto XVI alla Chiesa irlandese su fatti di pedofilia e violenze su fanciulli Leggi tutto…

Cattopedofilia. Una struttura di peccato

Giorgio De Chirico, Prete che medita sull'ordine del creato

Lo scandalo della pedofilia e delle violenze fisiche e psicologiche su bambini affidati a vario titolo ad istituzioni educative cattoliche si allarga e dagli Stati Uniti dilaga in Irlanda, Olanda, Germania, giungendo a lambire persone vicine allo stesso Pontefice.

Il presidente della conferenza episcopale tedesca si è in questi giorni premurato di esternare tutta la sua «vergogna» e «costernazione», ma premurandosi anche di osservare che i singoli comportamenti non coinvolgono la Chiesa nel suo complesso e che la norma del celibato ecclesiastico non può ascriversi come spiegazione del fenomeno. Leggi tutto…

Mistero buffo

22 gennaio 2010 83 commenti

Ovvero: Piccoli statisti crescono

Ma dov’è finito Berlusconi? Forse ancora dolorante, o preoccupato della non perfetta presentabilità del suo sorriso, nel giorno dell’apocolocintosi del divo Craxi, suo mentore, Silvio non si è fatto vedere.
Riappare tre giorni dopo in Parlamento come deus ex machina del processo breve, che lo renderà giudiziariamente immortale. In realtà c’è un mistero (nel senso stretto attinente alla simbologia di morte-resurrezione tipica dei culti iniziatici) da decifrare in tutto ciò. La dritta la dà il più illuminato dei politici contemporanei, il sommo sacerdote Schifani: «Craxi fu una vittima sacrificale». Leggi: «Berlusconi è una vittima sacrificale». Intendi: «Come da sempre accade, entrambi li abbiamo fatti fuori noi, con un amichevole bacio, ma la colpa ricadrà sul perfido popolo deicida, mentre noi saremo legittimati a rinnovarne la memoria e il potere salvifico». Leggi tutto…

La salute, impresa collettiva

9 dicembre 2009 100 commenti

A proposito di un volume di Rossella Semplici (*)

Nella sua ultima fatica Rossella Semplici prende per mano il lettore per condurlo a considerare la salute attraverso un punto di vista, quello dei suoi aspetti culturali, per molti versi insolito, a cominciare da quello che dà il titolo al libro: La cura della salute (ed. Paoline, Milano 2008). Noi occidentali siamo infatti da lungo tempo abituati a considerare restrittivamente la cura, in un certo senso come qualcosa di antitetico alla salute, cui ricorrere quando la salute non c’è più. In realtà questa concezione ristretta della cura è assai delimitata nello spazio e nel tempo, ed è per di più relativamente recente. La cura è sempre stata “cura della salute” perché è stata avvertita sempre e ovunque come un’impresa cui attendere collettivamente. Leggi tutto…

Cristi tristi. Perché fallisce la nuova evangelizzazione

22 novembre 2009 169 commenti

Nonostante l’impegno della Chiesa continua il processo di scristianizzazione della società europea. Anche in Italia, ancorché sia possibile constatare ad ogni occasione pubblica l’ostentata identità cristiana della generalità delle classi dirigenti, la stragrande maggioranza degli adulti iscritti all’anagrafe battesimale incarna nel privato una forma di cattolicesimo postcristiano che vive di una stentata identificazione con la dottrina magisteriale.
Di questi giorni è la sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che dà ragione al ricorso di una cittadina italiana che chiedeva la rimozione dei crocifissi dalle aule delle scuole pubbliche in Italia. Non ritengo affatto cruciale la querelle dell’esposizione del simbolo della religione di Stato nei luoghi pubblici e nelle scuole. Leggi tutto…

Il giardino felice

20 ottobre 2009 78 commenti

Famiglia BerlusconiE’ l’Italia, secondo il nostro Premier. Il quale Silvio Berlusconi s’è spesso vantato dicendo che tutti gl’italiani vorrebbero essere come lui, ad onta del fatto che lui stesso pretende di essere diverso da tutti gli altri italiani. Il paradosso è già tutto nella linea degli avvocati che peroravano la causa del lodo (dolo) Alfano di fronte alla corte costituzionale: il Premier come «primus super pares». Leggi tutto…

Nostra mafia quotidiana

4 ottobre 2009 79 commenti

“Reverendo, ma questa mafia, alla fine, cos’è ?”, chiese il papa al segretario dell’arcivescovo di Palermo.
“La mafia è quella che non si vede e non si sente, ma chi è nato qui sa vederla ovunque”, rispose il giovane prete. Leggi tutto…

L’agenda rossa

18 luglio 2009 12 commenti

Io so cosa c’è nell’agenda rossa di Paolo Borsellino, quella di cui oggi tutti i giornali italiani parlano, quella misteriosamente sparita dalla scena libanese di via D’Amelio il 19 luglio 1992. Alla data 25 giugno, ad esempio, stava scritto: biblioteca comunale.
C’ero anch’io tra il pubblico di cittadini, quella sera, nello splendido chiostro seicentesco di Casa Professa, ora biblioteca comunale di Palermo, quando Borsellino, in un silenzio surreale, cominciò lentamente dicendo di essere venuto per ascoltare e poi continuò affidando a quel suo ultimo discorso pubblico, a quel gruppo di concittadini il senso di una vita professionale, di un’esistenza umana. Con quella sua ruvida voce da fumatore, che mette persino nel suo vizio lo stesso accanimento con cui persegue tutto ciò che fa, parlò di Giovanni Falcone. Parlò di sé parlando dell’amico, della sua agenda, e raccontò esattamente ogni singola pagina della propria.

«Io sono venuto questa sera soprattutto per ascoltare. Purtroppo ragioni di lavoro mi hanno costretto ad arrivare in ritardo e forse mi costringeranno ad allontanarmi prima che questa riunione finisca. Sono venuto soprattutto per ascoltare perché ritengo che mai come in questo momento sia necessario che io ricordi a me stesso e ricordi a voi che sono un magistrato. Leggi tutto…

Un Paese per vecchi

30 Maggio 2009 19 commenti

Bardem

«Non temo Berlusconi in sé,
temo Berlusconi in me»
(Giorgio Gaber)

Perché gl’italiani da quindici anni votano soprattutto Berlusconi? Perché il nostro è un Paese vecchio. La popolazione invecchia. I giovani abitano con i vecchi fino a tarda età. Il vecchio convive col vecchio. Il vetusto con l’arcaico. Sono vecchi gli uomini politici; l’età media del governo, all’atto dell’insediamento, era di 50; ma ancora più alta l’età media in Parlamento: 54 anni (contro i 42,5 anni della popolazione italiana, che pure è seconda al mondo solo a quella del Giappone, di un anno più vecchia). Leggi tutto…

Scherza coi santi

25 novembre 2006 14 commenti

E’ polemica in Germania sulla diffida del Vaticano al settimanale satirico “Titanic” a pubblicare le immagini del Papa con la talare macchiata

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Ridendo castigare mores è da sempre il ruolo che si assume la satira; una funzione preziosa nel dialogo pubblico: esercizio della libertà di pensiero in regime di diritto, diviene affermazione del primato della coscienza e della persona di fronte ad ogni tentazione autoritaria ed esercizio dispotico del potere.
La satira è pensiero paradossale: a ciò è legato il suo effetto comico, la sua peculiare capacità di giungere, a suo modo, alla verità. La satira è, insomma, un ragionamento, ma un ragionamento di tipo particolare, un ragionamento etico, che segue la logica propria della ragion pratica. Leggi tutto…

Buon anno della fede.

10 ottobre 2012 1 commento

DOMANI INIZIA L’ANNO DELLA FEDE

NELLA RICORRENZA DEL 50 ANNIVERSARIO

DELL’APERTURA DEL 21 CONCILIO ECUMENICO

VATICANO II

LA FEDE, FUOCO INTELLIGENTE…[1]

La vita di Francesco

VI anniversario morte Mons.Cataldo Naro.

9 ottobre 2012 1 commento

OMELIA 2012 09 29

Mons.CROCIATA x Naro[1]

Antipolitica o superamento della partitocrazia?

2 ottobre 2012 2 commenti

Si terrà lunedì 8 ottobre, alle ore 17.30, presso l’Auditorium dell’ex Fascianella a San Cataldo, un incontro di studio organizzato dal Centro Studi Cammarata per commemorare il sesto anniversario della scomparsa di mons. Cataldo Naro, che fu tra i suoi fondatori e suo direttore per ben 19 anni, prima di diventare arcivescovo di Monreale. Egli fu anche storico del movimento cattolico tra Otto e Novecento e perciò fu sempre sensibile e attento alle numerose metamorfosi che hanno interessato in epoca contemporanea i partiti in Sicilia e in Italia: le loro forme, la loro ispirazione, le loro aspirazioni, i dinamismi interni in forza di cui si sono via via strutturati, i motivi per cui sono entrati di volta in volta in crisi, sino a trasformarsi o a estinguersi. All’iniziativa collabora l’Associazione De Gasperi, attiva ormai da anni a Caltanissetta.

Tema del dibattito sarà l’attuale crisi dei partiti e della politica in Italia, prendendo le mosse dal volume di recente pubblicazione della filosofa francese d’origine ebraica Simone Weil: “Manifesto per la soppressione dei partiti” (Ed. Castelvecchi). È una breve conferenza, uscita postuma (nel 1950, mentre la Weil era morta già nel 1943), accompagnata dalle riflessioni che all’epoca pubblicarono a corredo due estimatori dell’autrice: i filosofi André Breton e Alain. Il titolo è salutarmente provocatorio, anche se dev’essere calibrato dentro la temperie culturale e politica degli anni a cavallo fra i Trenta e i Quaranta del XX sec., quando in Europa imperversavano i totalitarismi d’ogni marca e orientamento.

In realtà gli organizzatori del dibattito vogliono problematizzare l’affermazione formulata nel titolo del libro della Weil, consapevoli peraltro che occorre storicizzare quella sua proposta e riflessione, ormai datata al 1940, anno in cui la filosofa – nel frattempo avvicinatasi al cristianesimo e soprattutto alla figura di Cristo – si poneva in aspra polemica col comunismo stalinista, ormai rassegnandosi a fuoriuscire del tutto dal partito comunista francese di cui pure era stata militante. La Weil intendeva contestare le forme-partito che nell’Europa dell’epoca si lasciavano ipotecare, nel loro strutturarsi ed organizzarsi, da istanze e mire totalitaristiche. Giocavano un ruolo, in questa sua scelta, tanti elementi, non ultimi la sua consapevolezza intellettuale e filosofica, che la faceva anelare alla verità, e la sua sensibilità “cristica” e “cristologica” (se non ancora cristiana, per lei ch’era ebrea), che la faceva “parteggiare” per la giustizia. Verità e giustizia sono gli ideali nel cui nome la Weil polemizzava contro i partiti del suo tempo, scrivendo cose che tuttavia mantengono ancor oggi interesse e persino attualità. Storicizzando quanto basta e quanto necessita questo suo scritto, oggi si potrebbe riflettere sulla crisi dei partiti, sui guasti della partitocrazia, sul bisogno di rinnovare i partiti stessi, magari riprendendo alcune intuizioni della Weil: il “totalitarismo” (o tornacontismo delle poltrone) come “peccato originale” d’ogni tipo di partito; i partiti per la democrazia e la democrazia nei partiti; la necessità che il corpo elettorale esprima una scelta reale sulle persone e non solo sui partiti; la necessità che il corpo elettorale esprima il suo parere e la propria preferenza in ordine ai programmi da realizzare e non solo alle persone da eleggere; l’opportunità di limitare al massimo la faziosità partigiana per lasciare il passo alla cospirazione per il bene comune; il riferimento a valori “trascendenti” le mere dimensioni storiche e i meccanismi di potere che in esse imperano. Come si vede, sono tutte questioni delicate anche oggi e anche per noi.

I relatori saranno l’on. Savino Pezzotta (deputato nazionale, invitato nella sua qualità di presidente della Costituente di Centro, perciò come uomo politico che si sta interrogando sulla possibilità di rinnovare i partiti d’area moderata e centrista o di creare addirittura un qualche nuovo partito); il gesuita Gianni Notari (che fino all’anno scorso dirigeva a Palermo l’Istituto di formazione socio-politica “Pedro Arrupe” e che ora lavora a Catania, occupandosi anche di comitati civici e di realtà affini); il giornalista Paolo Liguori, direttore della testata Mediaset “Tgcom”, attento osservatore dello scenario politico attuale.

La speranza degli organizzatori è che, in questo tempo di diffidenza e di disgusto per la politica manovrata dai partiti, in molti – non solo militanti nei partiti vecchi e nuovi o candidati alle elezioni, ma anche persone animate da una sana passione per il bene comune – accettino l’invito a ragionare insieme più che a protestare rabbiosamente, a confrontarsi con serenità e intelligenza sulla possibilità di impegnarsi in vista di un reale rinnovamento e a distinguere una buona volta tra la sterile antipolitica e l’urgente superamento della partitocrazia.

Massimo Naro

La Scuola.

12 settembre 2012 Lascia un commento

Per augurare un buon inizio di anno scolastico

condivido questo articolo di un giovane professore e scrittore

che sottoscrivo pienamente.

 

                                                                                       LA SCUOLA

In ricordo del cardinale Carlo Maria Martini.

5 settembre 2012 2 commenti

LE ULTIME ORE DEL CARDINALE MARTINI

Sorprendersi dell’Uomo. Domande radicali ed ermeneutica cristiana della letteratura.

28 agosto 2012 Lascia un commento

A cura di Michele Vilardo.

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Don Massimo Naro,giovane teologo della chiesa nissena,direttore del Centro Studi “A.Cammarata” di San Cataldo e docente presso la Facoltà Teologica di Sicilia di Palermo,si propone con un nuovo ed interessante lavoro dal titolo:”Sorprendersi dell’Uomo. Domande radicali ed ermeneutica cristiana della letteratura”,edito dalla Cittadella editrice. I saggi raccolti in questo nuovo volume si propongono di attenzionare,in chiave teologica e ateologica,le domande radicali della letteratura contemporanea in relazione al senso dell’esistenza umana. Il libro raduna saggi dedicati a poeti e narratori che hanno cercato delle risposte alle cosi dette domande radicali. Nella presentazione al testo il Prof.Giulio Ferroni, docente alla Sapienza di Roma,dice che la “radicalità di queste domande è data proprio dal loro essere semplici,dal loro chiamare in causa l’esperienza di tutti quelli che vivono”.Interrogativi semplici, ma al contempo ultimativi, che vertono su questioni forti quali il perché “del vivere e del morire,sulla sete umana di verità e di giustizia,sulla meschine debolezze del potere,sul confronto tra Dio e il dolore innocente,sulla destinazione ultima e vera dell’uomo”.La tesi di fondo sostenuta dall’Autore è la seguente:”la letteratura,sia quella che parteggia per Dio sia quella che grida contro Dio,la letteratura esplicitamente religiosa ma anche quella ateologica,mostra di non poter rimanere senza Dio. Diventa, insomma, un discorso in cui Dio non è nominato esplicitamente e però rimane altrimenti invocato. Così la letteratura e le sue parole rinviano ad un orizzonte-altro, a cui l’uomo non può smettere di anelare”.Per dimostrare ciò,Naro interpella autori noti e meno noti della letteratura dell’otto-novecento che possono essere iscritti,a vario titolo,in ciò che l’autore definisce letteratura “meridiana”:ossia ciò che altrove è stato fatto da filosofi,soprattutto in Sicilia,è stato fatto da letterati.La lettura che Divo Barsotti fa di Leopardi  e quest’ultimo come testimone  della crisi spirituale moderna. La natura poetica della verità,ossia le questioni radicali nella scrittura letteraria dell’inglese John Henry Newman, probabilmente la vetta assoluta del pensiero cattolico post rivoluzione francese. Nato anglicano e convertitosi al cattolicesimo sino a diventare cardinale,Newman è un singolare miscuglio di teologia e letteratura. Per l’autore inglese,Don Massimo parla di autentica “poesia del pensiero” capace di esprimere nelle sue opere “un orizzonte misterioso sorprendentemente presagito oltre che acutamente interpretato,suggestivamente immaginato,ma anche lucidamente interpretato”.A fare da apri pista per gli autori siciliani è Pirandello con le sue  lanterninosofie,facendo reagire le dichiarazioni di fede dello scrittore isolano (“sento e penso Dio in tutto ciò che penso e sento”)con il suo pensiero scettico o di conclamato agnosticismo,lambendo in certi casi l’azzeramento di ogni fede. Prosegue con la  scrittrice, mistica palermitana, Angelina Lanza Damiani,prendendo in considerazione “la terza interpretazione della vita”.Le tematiche della tanatofilia e della tanatofobia,per dirla con Bufalino, attraversano il pensiero poetico siciliano e l’opera dello scrittore ateologo  Sebastiano Addamo e la verità insultante di Pippo Fava,ucciso da Cosa Nostra. L’Italia umile di Carlo Levi  e la poetica profetica di Mario Pomilio. Le domande radicali non si limitano alla sfera esistenziale e religiosa ma sfidano la stessa modernità facendo i conti con il “disinganno cosmico e religioso”,scrive Naro,che l’epoca moderna impone con prepotenza. Due interessanti capitoli conclusivi sono dedicati alla Bibbia come codice della cultura occidentale  e alla Bibbia musiva presente nei mosaici del duomo di Monreale riletta dal poeta Davide Maria Turoldo e dal teologo Romano Guardini.Scrive Naro “Per Turoldo il duomo di Monreale è un «Eden dell’Arte» e i suoi mosaici sono un «mirabile tesoro» che il popolo di Sicilia ha la responsabilità di «custodire» in forza di una vocazione consegnatagli attraverso una storia ormai plurisecolare e nonostante le ombre negative che smorzano lo splendore di questa stessa lunga e grandiosa storia. Si tratta certamente di una vocazione culturale. Ma non solo: il popolo di cui parla il poeta ha, in questi versi, un profilo ecclesiale e perciò la sua vocazione ha anche una ineliminabile qualità cristiana, dipendente proprio dal suo rapporto con il duomo e, nel duomo, con la Parola di Dio che riecheggia figurativamente nei mosaici. La «grazia» e la «virtù» di questo popolo, la sua nobiltà regale più forte di ogni pur suo infamante «crimine», consistono nel suo stare dentro la reggia – che è appunto la basilica costruita nel XII secolo da re Guglielmo II – e nel leggere, dentro la reggia, dentro la basilica, «le storie di Dio» che vi sono raffigurate su uno sfondo immenso di «pietruzze d’oro».

Guardini,scrive Naro, giunse a Monreale nel pomeriggio del giovedì santo del 1929, mentre vi si stava svolgendo la celebrazione liturgica in coena Domini, e vi ritornò il sabato santo, per la messa pasquale. E perciò ebbe la provvidenziale opportunità di vederne lo splendore artistico non nella sua immobilità e intangibilità museale – come di solito accade al turista che vi si reca semplicemente come tale – bensì rivitalizzato dall’azione liturgica alla quale, sin dalla sua costruzione, era stato destinato. Guardini, dunque, non si limitò a visitare il duomo di Monreale. Più radicalmente: lo visse, ne fece esperienza. Percependolo non come cornice materiale ma come parte integrante di un mistero vivente, in cui – per il suo carattere metastorico – ugualmente sono coinvolti gli uomini di oggi insieme a quelli che li hanno preceduti ieri e che hanno loro tramandato il testimone della fede. I profeti biblici e i santi raffigurati negli immensi mosaici monrealesi sembrarono animarsi agli occhi di Guardini, risvegliati dal fruscio dei paramenti sacri e dai canti dell’assemblea, coinvolti nei ritmi della celebrazione, aggregati alla preghiera del vescovo e dei suoi assistenti. Ma, soprattutto, interpellati dallo sguardo dei fedeli, sguardo di contemplazione attraverso cui il mistero si lasciava raggiungere e si rendeva di nuovo presente. Ciò che colpì maggiormente Guardini, secondo la sua stessa testimonianza, fu appunto lo sguardo orante della gente riunita dentro il duomo. «Tutti vivevano nello sguardo» (Alle lebten im Blick), tutti erano protesi a contemplare, scrive affascinato Guardini, intuendo il valore metafisico di quel contemplare: quegli uomini e quelle donne, vivono – più assolutamente: sono – in quanto guardano, vivono e sono perché spalancano i loro occhi sul mistero.

Infine,l’immagine messa in copertina è tratta da una rivista tedesca, negli anni trenta, i terribili anni del nazismo, diretta da Romano Guardini (la rivista si intitolava “Die Schildgenossen”, che significa “gli scudieri”, i portatori di scudo…). L’immagine fu disegnata da Desiderius Lenz, e vuole indicare il modello dell’uomo nuovo, secondo una visione cristianamente ispirata, che la rivista si proponeva di propugnare tra i suoi lettori, docenti e studenti universitari anti-nazisti. Difatti il titolo dell’immagine è “Kanon des menschlichen Kopfes” (Canone del Capo umano, o del Volto umano).

 M.Naro, Sorprendersi dell’Uomo. Domande radicali ed ermeneutica cristiana della letteratura,Cittadella Editrice,pp.392,euro 22,80.

terra di nessuno

E’ polemica in Germania sulla diffida del Vaticano al settimanale satirico “Titanic” a pubblicare le immagini del Papa con la talare macchiata

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Ridendo castigare mores è da sempre il ruolo che si assume la satira; una funzione preziosa nel dialogo pubblico: esercizio della libertà di pensiero in regime di diritto, diviene affermazione del primato della coscienza e della persona di fronte ad ogni tentazione autoritaria ed esercizio dispotico del potere.
La satira è pensiero paradossale: a ciò è legato il suo effetto comico, la sua peculiare capacità di giungere, a suo modo, alla verità. La satira è, insomma, un ragionamento, ma un ragionamento di tipo particolare, un ragionamento etico, che segue la logica propria della ragion pratica.

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Categorie:Zibaldone

Tre donne una domanda:Hannah Arendt-Simone Weil-Edith Stein.

4 luglio 2012 Lascia un commento

Donne e filosofia,un’accoppiata difficile,forse impossibile.Eppure nel Novecento tre grandi figure  hanno lasciato traccia profonda nella cultura del secolo .Vengono ora rievocate in un vivace saggio della psicanalista lacaniana Giuliana Kantzà.

Tre donne tre passioni:per la giustizia,per la mistica,per la ragione. Tre donne unite dall’ebraismo e pertanto colpite dalla persecuzione nazista. Un’opera assai limpida e gradevole che mescola insieme  le drammatiche vicende delle tre israelite con le loro riflessioni filosofiche.

Simone Weil(1909-1943),comunista e bolscevica,lasciò l’insegnamento della filosofia per lavorare alla Renault.Fù brevemente in Spagna per combattere il regime di Franco.Fuggì negli USA e poi in Inghilterra per sostenere la resistenza di De Gaulle.Frattanto andava maturando il suo rifiuto del comunismo.Ammirava Gesù ma odiava la chiesa,così come odiava gli ebrei “popolo maledetto”.

Edith Stein (1891-1942),testimone e martire di due fedi:quella ebraica e quella cristiana. Vide tra le due religioni una continuità piena e lo mostrò assumendo come giorno del battesimo il 1 gennaio1922,festa insieme ebraica e cristiana. Docente universitaria al seguito di Husserl,la lettura della “Autobiografia” di santa Teresa D’Avila la condusse al cristianesimo e alla clausura del carmelo. Studiosa di san Tommaso D’Aquino ne valorizzò la filosofia,ma mostrò che solo la mistica era definitiva secondo l’insegnamento della “noche obscura de alma”di San Giovanni della Croce.Per sottrarla alle persecuzioni naziste fù mandata da Colonia in Olanda dove venne arrestata e trasferita ad Auschwitz e subito uccisa insieme ad una sua sorella.

Hannah Arendt studiò a Marburgo dove conobbe Martin Heidegger.Si salvò dal nazismo prima in Francia,poi negli Usa.Alcune sue opere hanno segnato la cultura del secolo:anzitutto il “totalitarismo”,acutissima indagine che definisce quella tragica novità del Novecento,che accomunava  comunismo e nazismo.

Un’alterità costitutiva, essere una donna, un’alterità di appartenenza, essere ebree, è la traccia unificante di queste tre donne straordinarie che hanno segnato il percorso speculativo del secolo scorso. Un incrocio di tempi le pone di fronte al nazismo e all’orrore del male: su questo sfondo drammatico si innesta il loro discorso: per Hannah Arendt è la decostruzione di una filosofia separata dalla vita, dal legame sociale; per Simone Weil è l’inquieta e lirica ricerca di una trascendenza; per Edith Stein è la luminosa testimonianza della continuità originaria fra giudaismo e cattolicesimo. La loro opera è inscindibile dalla loro vita: il loro discorso si snoda nel simbolico del linguaggio, ma vibra della loro specificità femminile. È proprio al loro tratto di essere «altra» che Giuliana Kantzà fa riferimento; seguendo l’insegnamento di Jacques Lacan, individua la loro peculiarità di appartenenza sessuale: una donna è «non tutta» nel discorso, è, per struttura, contigua al godimento, aperta alle «vie del desiderio», pronta all’amore.
Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein sono le voci alte di questa alterità femminile che conserva e trasmette l’irriducibile del desiderio: nella prima con la «natalità», «Puer nobis natus est», nella seconda con l’appassionata ricerca del bello, nella terza nella via della mistica. Voci che nella solitudine e nel silenzio dell’urlo contemporaneo fanno cenno alla donna, baluardo di un desiderio estraneo all’«avere», e ci consegnano la domanda: «Che cosa vuole una donna?». Domanda che si oppone all’invadenza del conformismo, alla massificazione, che resiste all’invadenza dello scientismo «che è l’ideologia della soppressione del soggetto». Domanda che tocca il nodo Legge-desiderio-godimento, domanda che apre all’amore.

G.Kantzà,TRE DONNE UNA DOMANDA.Hannah Arendt,Simone Weil,Edith Stein,Ed.Ares,Milano,2012,pp.328.

Solennità del CORPUS DOMINI.

10 giugno 2012 1 commento

“Se voi dunque siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il mistero di voi: ricevete il mistero di voi. A ciò che siete rispondete: Amen e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: Il Corpo di Cristo, e tu rispondi: Amen. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia veritiero il tuo Amen” (S. Agostino, Discorso 272).

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Categorie:Zibaldone

Sul crinale del mondo moderno…..

3 giugno 2012 Lascia un commento

Presentazione del volume di Mons.Cataldo Naro:

SUL CRINALE DEL MONDO MODERNO.Scritti brevi su cristianesimo e politica.

locandina per Palermo

Buona Pasqua 2012